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Ma il popolo delle primarie urla la sua rabbia: "Vergogna"

Assemblea nazionale del Pd

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Poi continua: «Ho appena visto arrivare Franceschini, vediamo se si verifica quello che tutti ipotizzano. Io spero di no, vorrei che il nuovo segretario venisse nominato attraverso un voto popolare con le primarie». Lei è Valentina e purtroppo non sa che quella rimarrà solo una speranza. Un berrettino multicolore di lana la protegge dal freddo e un cappotto color cammello le scende dalle spalle. Mentre parla al telefono con la madre cammina lungo il vialetto che porta all'ingresso della fiera e trascina un trolley. Dall'accento si capisce che arriva dal nord. Deve essere partita prestissimo per essere puntuale all'appuntamento che il Pd ha dato a lei e a tutti gli altri delegati. Dal suo volto traspare un po' di stanchezza ma ancora di più si percepisce la delusione di essere stata invitata per decidere del dopo Veltroni: «È lui che mi ha convinto ad entrare in politica». Poco distante si è fermato a discutere un gruppo di uomini di mezza età. Sono molto delusi dall'epilogo del Pd. Una rabbia che sfocia in un dibattito molto concitato in dialetto napoletano che, pressappoco diceva così: «Finiamola di dire pagliacciate. Loro stanno governando l'Italia e noi, piuttosto che fare opposizione, siamo qui a dividerci. Il Pd è nato democraticamente, puntiamo alle primarie subito e rimettiamoci, con un vero leader, ad ostacolare le mire antidemocratiche di Berlusconi». Purtroppo l'Assemblea vota e la mozione che prevedeva l'elezione di un nuovo segretario, senza ricorrere alle primarie, viene drasticamente cassata con l'87% dei voti favorevoli. Il restante 13% tuona: «Vergogna» e Anna Finocchiaro, che presiede l'assemblea, ribatte: «Si "mostrino" fuori di qui, non intendo consentire che un'assemblea seria sia turbata da chi intende mostrarsi». Claudia Costa, una donna di mezza età, e Daniele Mazzini, un ragazzo di 33 anni responsabile del blog Pdobama.net, siedono vicino ai contestatori. Claudia tiene tra le mani uno striscione che riporta la scritta «primarie vere, primarie sempre» e commenta: «Io per essere qui mi sono fatta accreditare con giornalista, perché come ospite non mi varebbero mai fatto entrare. Sapevano che ero a favore delle primarie e questa ora non è la linea del partito». Daniele invece: «Non voglio contestare Franceschini ma non lo riconoscerò fino a quando non sarà legittimato dalle primarie». Poco distante, seduto in sala c'è l'ulivista Andrea Armaro, che sta ascoltando Arturo Parisi mentre annuncia di candidarsi come alternativa a Franceschini: «Quando è caduto Prodi si è tornati al voto. Così doveva accadere al Pd. La nomina di Franceschini è blindata come quella di Veltroni. Speriamo non faccia la stessa fine». Chi invece non si dà pace è Jasmine La Morgia, delegata milanese e aderente al circolo tematico «La Riforma»: «Il problema non è Franceschini ma il partito che non ha radicamento. I delegati oggi sono solo 1400. Secondo me gli altri non sono venuti per protesta con questo modo di gestire le cose. Bisognava fare le primarie». Un'altro ulivista critico è Franco Monaco: «Il Pd ha due gravi problemi: si è chiuso in un'oligarchia allontanandosi dal Paese e dagli elettori e ha un'identità ondivaga legata al motto "Sì, ma anche". Considerato il fallimento di Walter ci aspettavamo un'investitura diretta e invece... ». Posizione condivisa anche da Ivan Scalfarotto, 44 anni di Pescara, che aggiunge: «Oggi il partito parla solo a se stesso ed eliminando le primarie si chiude in sé». Ma non tutti si pongono questi problemi. Tra i delegati c'è anche la signora Maria, pelliccia, cappellino bianco e gioielli che taglia corto: «Non vede che mi sto truccando? Abbiamo un nuovo segretario e questo è tutto».

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