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Ora il Pd è un problema di tutti

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Forse stiamo per arrivare alla fine di un ciclo lungo, quello delle diverse trasmigrazioni della parte più cospicua della sinistra che viene dal Pci. Forse al di là del guado c'è solo la terribile condanna di una ripartenza da zero o quasi. Qui c'è l'occasione nuova per Veltroni. Il leader appare provato dalle sconfitte e dai troppi fronti aperti. Il fronte principale è spalancato nel rapporto con il governo con cui, a parte legge elettorale e Rai, sono interrotti tutti i rapporti. Gli altri fronti, persino più difficili, sono interni e riguardano il mancato decollo di una leadership che sembrava, al momento della scesa in campo, avere dalla sua la passione e la ragione. È mancata al Pd quella volontà strategica che ha reso in Israele Kadima un partito insostituibile malgrado la malattia di Ariel Sharon. Kadima ha una mission, quella di dare una difficile pace agli israeliani rinunciando ai territori. Qui la mission del Pd non è mai stata giustificata dalla necessità storica. È per questo che oggi la sinistra vive forse una crisi che fa apparire quella del '48 una serena passeggiata. Finita la stagione dei radical, ovvero consegnati tutti i radicalismi all'irrilevanza, il partito principale è avvolto da una nebbia che riguarda sia il ponte di comando sia la truppa. Il risultato di Soru aggiunge confusione ulteriore proponendo uno scenario di sconfitte ripetute e ripetibili. Sembra lontano il tempo di Romano Prodi, l'unico che ha fatto sognare per due volte la sinistra. Alla fine sarà lui, il professore bolognese, omaggiato persino da Tremonti, il vero vincitore di una stagione politica che è finita male. E forse l'ultima occasione per Veltroni è quella di riprendere il cammino del suo vecchio sponsor. Peppino Caldarola

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