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Camera, via alla raccolta delle impronte

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Voluto dal presidente della Camera Gianfranco Fini, il sistema sarà adottato dal 9 marzo per contrastare il malcostume di quei deputati che votano per sé e per i colleghi assenti. Ieri, intanto, ha preso il via la consegna ai parlamentari delle nuove tessere con il microchip sul quale saranno memorizzate le loro impronte (il primo a rilasciarle è stato il deputato del Pd Roberto Giachetti). I deputati hanno tempo fino al 6 marzo per consegnare, presso la sala della Regina a Montecitorio, le vecchie tessere e ritirare quelle nuove. Il rilascio delle «minuzie» non è però obbligatorio. E proprio la volontarietà ha subito scatenato qualche resistenza. I questori ribadiscono che «al termine della fase di consegna delle nuove tessere verranno prodotti gli elenchi dei deputati» che hanno lasciato le impronte e di quelli che non lo hanno fatto. «Non è una cosa simpatica - replica il deputato della Lega, Matteo Brigandì -. Quando la presidenza deciderà di pubblicare le liste, io chiederò in Aula al presidente Fini di rendere pubblico il suo stipendio, dove dorme, quante case ha, se ha delle veline, cosa mangia, quante auto ha a disposizione e per quanto tempo le avrà». Il deputato del Carroccio spiega che si tratta di «uno sperpero di denaro, quasi un miliardo delle vecchie lire» e che «a lasciare le mie impronte non ci penso proprio, le ho già date quando ho fatto il militare». Intanto il sistema ha riservato anche le prime sorprese. La macchina non ha infatto memorizzato le impronte di Pier Ferdinando Casini. Epuure fu proprio il leader dell'Udc nel 2001, quando presiedeva la Camera, a caldeggiare l'idea di introdurre il sistema di rilevazione biometrica dopo una visita al Parlamento del Messico che già lo adottava. «Ho condotto la battaglia contro i pianisti - ha detto Casini - con parecchie espulsioni dall'Aula e questo sistema che rappresenta un segnale ai parlamentari è una buona iniziativa. Le regole devono valere per tutti: un doppio sistema non esiste».  

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