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Giovanardi: "Candidare Mastella disorienta l'elettorato"

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Un accordo, quello siglato a Roma che prevede, per il politico di Ceppaloni, un'intesa con il centrodestra che comprende anche l'uscita dell'Udeur dalle giunte di centrosinistra, a partire da quella della Campania. Una decisione che ha però lasciato perplesso il sottosegretario alla presidenza del consiglio, il senatore Carlo Giovanardi. Sottosegretario Giovanardi, Mastella alla fine è tornato al punto di partenza? Nel 1994 divenne ministro del Lavoro nel primo governo Berlusconi e qualche anno approdò nel centrosinistra. Ritorno di fiamma o un modo per tornare in politica? «Prima di tutto vorrei precisare che io e il mio gruppo, ovvero i Popolari Liberali, non sapevamo nulla di questa apertura. Per il resto sinceramente non so se sia un ritorno di fiamma o altro, quello che credo è che aver siglato un accordo del genere potrebbe porre il nostro elettorato in confusione». Vuole dire che non condivide l'idea di vedere il nome di Mastella nelle liste del Pdl? «Non ho detto questo. Sostengo che Mastella debba chiarire la posizione dell'Udeur perché, come ha detto Gasparri, il suo nome non è legato solamente alla regione Campania, ma alla politica nazionale. Mi spaventa la reazione del nostro elettorato dato che non ama il trasformismo. E io la penso come loro. Purtroppo ho ancora davanti agli occhi quello che accadde nel 1998». Cosa accadde? «Stava per cadere il primo governo Prodi e D'Alema era pronto a sostituirlo. Mastella, all'epoca, era il presidente del Ccd. Io ero il presidente del gruppo parlamentare. Ad un certo punto Mastella decise di uscire dal gruppo e confluì nel progetto politico dell'Udr, Unione Democratica per la Repubblica, diventandone segretario nazionale. Quello che mi spaventò fu il rischio di perdere il simbolo del partito. Infatti dei 22 deputati del Ccd, rimanemmo in soli 8. Riuscimmo a impedirgli di portarci via il simbolo solo grazie a Forza Italia e An che ci prestarono ognuno tre deputati, che si iscrissero al nostro gruppo, facendoci diventare più numerosi di loro». Avete mai più ricucito il rapporto? «Non più, ma non tanto per volontà esplicita di non farlo, ma solo perché da allora Mastella è sempre stato un esponente di centrosinistra. Proprio a partire da quel 1998 quando appoggiò il governo D'Alema guadagnandone 4 ministri e 8 sottosegretari». E ora come farete a convivere nello stesso gruppo? «Attenzione, con Mastella c'è solo un accordo politico, non entra nel Pdl, gli viene data la possibilità di iscriversi nelle nostre liste. Quello che non capisco è come possa un partito che sostiene giunte di centrosinistra, come quella della regione Campania, correre alle elezioni all'interno di una lista del centrodestra? Mi sembra di vedere quello che sta accadendo con l'Udc. Dal Po in su appoggia il centrodestra, a Roma non perde occasione per attaccare il governo». L'annuncio del sodalizio è stato dato alla vigilia del voto in Sardegna. Una strategia voluta per portare a casa quel 2,3% dei voti che l'Udeur conquistò alle politiche del 2006? «Se di strategia si tratta io avrei preferito che venisse detto il giorno dopo del voto. Ribadisco, i nostri elettori non apprezzano chi ama giocare a ping pong in politica. Si figuri se possiamo farlo noi Popolari Liberali». Ieri vi siete riuniti in convegno. Volete rivendicare un ruolo decisivo accanto a FI e An nelle future scadenze elettorali. Di cosa avete discusso? «Non possiamo nascondere la verità con giri di parole e non essere fedeli alla nostra ispirazione cristiana, sia quando c'è da punire severamente chi commette reati come lo stupro, sia quando ci sarà da correggere alla Camera la norma che consente ai medici di denunciare i clandestini che ricorrono alle loro cure. Noi porteremo questi principi e saranno il valore aggiunto del Pdl».

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