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An mugugna su Gianfranco: "Pensa solo alla Camera"

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La tensione è alta. La commozione per la morte di Eluana è intensa. Da subito il governo con il ministro Sacconi esprime la volontà di andare avanti con il disegno di legge. Anche Schifani - racconta un partecipante alla riunione - è sulla stessa linea, in attesa di «una disciplina organica» sul testamento biologico. Ma, alla fine, si decide diversamente. Passa la proposta del Pd, il governo rinuncia al ddl, e si ricomincia dal testamento biologico in commissione Sanità, sul quale l'opposizione promette che non farà ostruzionismo. Alla base della virata rispetto al ddl sicuramente una grande opera di mediazione tra le parti. Ma, raccontano da ambienti Pdl, «ci sarebbe anche una telefonata che il presidente della Camera avrebbe fatto prima a Schifani e dopo a Gasparri, nei momenti caldi in cui si stava cercando di decidere cosa fare». In sostanza Fini, avrebbe invitato a riflettere bene, sottolineando l'importanza di «rispettare a questo punto l'iter istituzionale», anche perché, non c'è più nessuna urgenza, e nel momento in cui il ddl arriva alla Camera non è detto che sia calendarizzato come tale. Una posizione, quella dell'inquilino di Montecitorio sulla vicenda Englaro, non gradita non solo da quelli di Fi, ma dalla stessa An. Sono in tanti in via della Scrofa, infatti, a nutrire un certo malessere rispetto a Fini, e non da oggi. Con le sue ultime prese di posizione, le sue uscite in contrasto rispetto al governo e alla maggioranza, le sue dichiarazioni rispetto al Vaticano. Su quest'ultimo punto, ieri, un esponente di An in Transatlantico spiegava, che alla base degli attriti con Oltretevere ci sarebbe un motivo del tutto personale, risalente addirittura alla messa di Natale: «Alla celebrazione in Basilica, quella sera, Fini è arrivato insieme alla sua compagna. Una cosa non molto gradita dai rappresentanti del Vaticano, e questo lo si è avvertito immediatamente». Nulla di confermato, ovvio. Ma chiacchiere di Palazzo, anche se insistenti. Cresce, dunque, l'imbarazzo di An rispetto alle terza carica dello Stato, «sempre più isolato», accusano dal partito. «Lo si è visto anche rispetto alla bacchettata a Maurizio, una cosa mai vista. Addirittura con una nota ufficiale». La nota in questione è quella inviata dal presidente della Camera per richiamare il senatore Pdl dopo le sue esternazioni su Napolitano. Parole pesanti, quelle di Fini. Inusuali, per un presidente della Camera, verso un senatore. «Gianfranco Fini dovrebbe sapere che il presidente di un ramo del Parlamento non può, per lunga consuetudine, non dico riprendere, ma neanche far riferimento a ciò che ha detto o fatto un membro dell'altro ramo del Parlamento», attacca l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Se Fini richiama Gasparri, il partito di via della Scrofa, invece, si schiera al suo fianco. Da subito. Chi pubblicamente, chi in privato, chi al telefono, chi di persona. Ieri, durante la direzione nazionale di An, tutto il gruppo dirigente del partito ha voluto far sentire la sua solidarietà al capogruppo Pdl di Palazzo Madama. Arrivato in ritardo alla riunione, al suo ingresso in sala, Gasparri è stato applaudito calorosamente. Ignazio La Russa, reggente del partito e fermo mediatore smorza: «È un dovere di tutti abbassare i toni. E credo che dalla direzione di An sia venuto un gran segnale di rispetto e un esempio di come queste materie debbano essere affrontate. Esprimo da parte di tutta An un sentimento di profonda sofferenza e l'invito ad una serena ma irrinunciabile riflessione su quanto la legge deve indicare». L'affondo finiano a Gasparri, però, non ha lasciato indifferenti molti aennini, tanto che anche Alemanno si intrattiene a lungo con lui. D'altra parte le posizioni di Alemanno sul caso Englaro si discostano, e di parecchio, dal credo del presidente della Camera. Il succo di quanto i colonnelli sussurrano è: stavolta Fini ha calcato la mano, e non ha parlato da presidente della Camera. Nelle ultime settimane, lo stato maggiore di An si è sentito spesso mancare il terreno sotto i piedi, temendo di veder crollare i già precari equilibri da poco raggiunti per la costruzione del Pdl. Ma soprattutto, si è chiesto se Fini, a questo punto, abbia in mente un disegno politico diverso dal Pdl. Difficile, dare una risposta.

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