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Europee, An la spunta sulle preferenze

Gianfranco Fini

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Dopo diversi stop and go, si è arrivati all'intesa per introdurre la soglia di sbarramento del 4 per cento alla legge elettorale per le Europee, incassando anche il via libera dall'opposizione, lasciando le preferenze e le circoscrizioni, così come chiesto sin dall'inizio da An. Il testo sarà esaminato dall'aula della Camera a partire da martedì pomeriggio, mentre il voto è previsto per la giornata di mercoledì. Sulla soglia di sbarramento al 4% arriva anche l'ok del Carroccio: il provvedimento «sarà seguito dal Parlamento e dunque vedremo nei prossimi giorni», spiega il capogruppo della Lega al Senato, Federico Bricolo. Non appena si è diffusa la notizia, si è innescata la protesta da parte dei "nanetti" della politica. I piccoli partiti della sinistra dicono che si tratta di una norma «salva-Veltroni» e chiedono l'intervento di Napolitano. Il Pd replica che con la soglia di sbarramento al 4 per cento si risolve il problema della frammentazione, ci si adegua agli altri paesi europei, e si dà anche uno stimolo per avviare un processo di unità a sinistra. Parole non sufficienti a placare gli animi. Il presidente del Consiglio, a riposo per una lieve influenza ha commentato la notizia con alcuni dei suoi più stretti collaboratori. «Berlusconi - spiegano fonti del Pdl - ha messo in risalto la necessità di andare verso "una semplificazione del sistema" che porti verso il consolidamento del bipolarismo e per questo motivo ha dato l'ok alla soglia di sbarramento del 4 per cento». Un accordo che viene salutato positivamente da tutto il Pdl, anche se qualche perplessità negli uomini di Fi, rimane, soprattutto per quanto riguada le preferenze. Il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera Donato Bruno intanto annuncia: «L'intesa sulla legge elettorale europea può essere tradotta in legge in tempi brevi». Ignazio Abrignani, responsabile tecnico dell'ufficio elettorale di Fi, aggiunge un interrogativo: «Mi chiedo se questo accordo non implicherà, a questo punto, un aumento dei costi per i candidati, impegnati nella caccia di preferenze».

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