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«Servono nomi di prestigio come Umberto Eco»

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Onorevole, cosa ne pensa dell'epilogo della telenovela sulla Vigilanza? «Era inevitabile dopo il deterioramento della situazione. Non era possibile un'altra soluzione». L'accordo raggiunto in commissione può essere letto come una disponibilità a fare patti tra Pdl e Pd anche sul Cda della Rai? «No, è un'impressione sbagliata. L'accordo tra centrosinistra e Pdl è il risultato di due azioni autonome che si sono realizzate in tempi diversi. Solo dopo l'iniziativa dei presidenti delle Camere è scattato il meccanismo delle dimissioni. Non c'è stato nessun patto tra i due schieramenti». Viale Mazzini, però, ha un Cda scaduto e molti sono preoccupati per quello che sta accadendo. «In questo periodo l'azienda ha fatto scelte importanti. Ora la Rai avrà un nuovo Cda e forse anche un altro Direttore generale. Non credo che con un nuovo Consiglio di amministrazione ci sarebbe stato un epilogo diverso per il caso Santoro. Inoltre, in questi mesi la Rai ha lavorato bene e ha fatto accordi importanti sulle fiction e sui diritti sportivi. La Rai c'è ed è nel pieno delle sue funzioni». Il Pd vuole una Rai lontana dai partiti. «Sono d'accordo con l'impostazione di Veltroni. È importante che questo auspicio sia rinnovato. Ma non è facilissimo con la legge Gasparri. Spero che alle parole di Veltroni seguano i fatti. Purtroppo la nomina è rimessa alla politica e fare scelte di autonomia non è semplice». Farete la vostra parte? «In questa legislatura non ho fatto parte della commissione di Vigilanza. E non ho nessuna voce in capitolo. Mi auguro che il Pd scelga dei soggetti con una forte autonomia personale». Secondo questo principio Petruccioli potrebbe non essere più presidente? «Non dico di sì o di no a questa ipotesi. Petruccioli ha lavorato bene. E nel suo caso sarebbe ingiusto pensare ai suoi precedenti politici che ormai sono lontani. Non ho candidature in testa. Quindi perché no?!» Anche se ha una storia politica definita? «Non sono io che decido. Deve essere il Cda a dimostrare di essere autonomo dai partiti». Lei consiglierebbe a qualcuno di assumere questo incarico? «Io ho svolto questo incarico in buona autonomia. Non posso giudicarmi. Quella del Presidente della Rai è una bellissima attività». Farebbe un nome per il Cda? «Me ne vengono in mente tanti. Ci sono alcuni grandi nomi come quello di Umberto Eco. La Rai ha bisogno di persone di prestigio che hanno raggiunto posizioni di un certo rilievo grazie alle loro capacità e che non mettano in gioco il loro nome per operazioni di piccolo cabotaggio. Questa è la migliore garanzia per tutti. Se le persone sono indipendenti si può pensare che riescano a fare scelte per l'interesse di tutti». Tornerebbe alla guida della Rai? «In questo momento sono un parlamentare. La mia esperienza mi impedisce di essere ancora presidente della Rai. Forse tra dieci anni. Ma credo che allora sarò un po' vecchiotto per l'incarico. E poi il mio nome potrebbe sembrare legato alla politica».

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