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I vescovi attaccano la tassa per gli immigrati Maroni: "La critica non ci tocca"

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I vescovi italiani escono allo scoperto contro le politiche sugli stranieri che si starebbero adottando nel nostro Paese. L'occasione è la presentazione della Giornata mondiale delle migrazioni che si celebra domenica prossima, curata dalla Fondazione Migrantes, un organismo che fa parte della Conferenza Episcopale Italiana. E l'attacco è molto esplicito: «Tra le due ultime leggi sull'immigrazione, quella del 1998 e del 2002 - osserva monsignor Piergiorgio Saviola, direttore generale della fondazione - si registra un brusco passaggio che fa scivolare verso posizioni ispirate al principio della indesiderabilità». Una strategia consapevole e pianificata, secondo i vescovi, perché per attuare politiche penalizzanti nei confronti degli immigrati si mettono prima in evidenza soltanto i loro comportamenti criminali. Nonché un atteggiamento sommamente anticristiano, in quanto contrario al Vangelo. E continua: «Non si vuole chiudere gli occhi su comportamenti incivili o criminosi di alcuni migranti ma è aberrante mettere tutto questo in primo piano, così da non lasciar vedere il resto della realtà migratoria». Comportamenti di questo tipo, ammoniscono i vescovi, provocano danni molto gravi anche alla convivenza civile e al normale sviluppo della vita sociale. In un clima del genere la tassa sull'immigrazione costituisce un ulteriore passo indietro, l'ennesimo esempio di discriminazione preventiva frutto di una visone egoistica e politicamente controproducente. Tanto che Gianromano Gnesotto, responsabile per gli immigrati e i profughi in Italia della fondazione, non ha esitato a definirla un «balzello», cioè un ingiusto contributo richiesto a una categoria già poco tutelata. Immediata la replica di Maroni che si dice «francamente meravigliato». Ma le polemiche, aggiunge seccamente, «non ci toccano minimamente perchè stiamo facendo quanto hanno fatto da tempo i Paesi europei».

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