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E Gianfranco conquista opposizione e magistrati

Gianfranco Fini

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Tutti uniti nel dire che i sei punti proposti da Fini sono un'ottima base di partenza. Il primo è il leader del Pd Walter Veltroni che per un giorno prova a mettere da parte i tormenti del suo partito e si lancia in un'ode del numero uno di Montecitorio. «Nella sua lettera - commenta - il presidente della Camera Gianfranco Fini esprime alcune considerazioni condivisibili sulla riforma della giustizia. Se lo spirito della maggioranza sarà davvero quello espresso da Fini credo si possano finalmente realizzare le condizioni per arrivare in Parlamento ad una riforma condivisa, che non sia oggetto di scontro e contrapposizione». Quindi, una stoccatina a Silvio Berlusconi. «Le parole del presidente della Camera - sottolinea il segretario del Pd - sono però molto diverse dall'atteggiamento tenuto fin qui dal presidente del Consiglio e dal governo e attendiamo di capire quale sia la reale posizione della destra in materia». Ma Veltroni non è il solo ad iscriversi al partito dei fan di Fini. Anche il duro Antonio Di Pietro si lascia tentare. «Noi dell'Idv - spiega - rileviamo nella poposta del presidente della Camera diverse luci e qualche preoccupante ombra. E vogliamo confrontarci nel merito piuttosto che dire un no o un sì a priori». «In particolare - aggiunge - prendiamo atto positivamente che anche lui come noi pensa che il primo intervento per far fronte all'emergenza giustizia sia l'aumento di risorse (che invece questo governo ha drasticamente ridotto anche nell'ultima Finanziaria). Apprezziamo anche che Fini ribadisca l'importanza delle intercettazioni come strumento per scoprire reati e che queste devono essere mantenute anche con riferimento a reati in pubblica amministrazione. Neanche noi, poi, vogliamo nasconderci dietro un dito ripetto alla necessità di una rivisitazione elettorale interna del Csm, troppo lacerato e monopolizzato da varie correnti. Siamo invece nettamente contrari rispetto all'ipotesi che, seppur in via transitoria, debba essere il Parlamento a decidere quali reati perseguire e quali no e a ogni forma di separazione delle carriere anche se apprezziamo il fatto che Fini ha ben precisato che entrambi i ruoli devono rimanere indipendenti rispetto all'esecutivo». Positivo anche il commento dell'Associazione nazionale magistrati che con il presidente Luca Palamara e il segreatio Giuseppe Cascini applaude la proposta dell'ex leader di An: «Apprezziamo la sua iniziativa e la consideriamo una occasione preziosa per dimostrare come non corrisponda al vero che l'Anm è corporativa e dice no a tutto e a tutti in modo aprioristico. Ci riconosciamo nei punti principali indicati da Fini. Il nostro apprezzamento riguarda soprattutto il metodo che prevede il coinvolgimento nel dibattito anche degli operatori della giustizia».

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