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La sfida di Alemanno per An e Fiumicino

Gianni Alemanno

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{{IMG_SX}} Unico intervento previsto: Gianni Alemanno. A convocare la manifestazione è la Fondazione Nuova Italia, la sua fondazione, il laboratorio delle menti della destra sociale. Dunque, il sindaco non intende giocare un ruolo marginale nella politica nazionale. Tutt'altro, alza il tiro. Vuole contare di più. E qualcosa si è già capito ieri quando ha risposto al coordinatore di Forza Italia Denis Verdini che spingeva per la promozione dei sottosegretari Fazio e Brambilla a ministri e anche per un allargamento della squadra di governo: «An - ha spiegato Alemanno - è una componente essenziale sia del Pdl sia del governo la cui presenza numerica e qualitativa non va compressa. Non capisco - ha osservato parlando a nome di An, il cui reggente è ancora La Russa - perché gli esponenti di Forza Italia protestino tanto per le nostre osservazioni sul possibile allargamento del governo. Per costruire bene il Pdl bisogna sempre mantenere l'equilibrio tra le diverse anime. Anche per quanto riguarda l'esecutivo è necessario confrontarsi con lealtà e amicizia». Quindi ha chiosato: «La leadership di Berlusconi non è affatto in discussione. Anzi chiediamo proprio al premier di garantire il giusto equilibrio tra le forze politiche». La partita ora si gioca a tutto campo. Non solo per il nuovo assetto del governo, che peraltro è un aspetto marginale. Ma Alemanno vuole contare di più sulle scelte. È questo il vero motivo del suo alzare la voce. In ballo non c'è tanto il «peso» della destra nel futuro Pdl, quanto la visibilità, la capacità di poter incidere su alcune scelte. Per esempio, sulla crisi economica i suoi in Parlamento non sono disponibili a cedere terreno sul decreto anti-crisi: vogliono che si alzi la soglia per accedere al bonus famiglia da 25 a 35mila euro. Oppure chiedono più aiuti alle famiglie numerose. Oppure il bonus energia per le ristrutturazioni. Insomma, l'anima sociale del governo deve spiccare di più anche se resiste l'asse di ferro con Tremonti e gli ottimi rapporti con Sacconi e Scajola (come restano freddi quelli con Maroni). Altro capitolo è la formazione del Pdl, visto che ormai anche dalle parti di Gianfranco Fini affiorano dubbi su come si va costruendo il nuovo partito. E se Alemanno parla vuol dire che ha avuto una sorta di via libera dal suo ex leader. La parola chiave per il sindaco di Roma (e che difficilmente Berlusconi potrebbe digerire) è «condivisione». Un presidente affiancato da un ufficio politico. Al momento la bozza dello statuto prevede una «cupola» di 15 esponenti ma non ne sono chiari i compiti. Così, tra gli «uomini» romani di An sta montando un misto di preoccupazione e frustrazione per come sta andando avanti l'aggregazione dei due partiti. Oggi c'è l'esecutivo di An e il tema di un giusto riconoscimento, e visibilità, della componente di destra del futuro Pdl, è argomento di discussione. «Non c'è ancora niente di definito del nuovo partito — commenta Silvano Moffa, deputato di An ed ex presidente della Provincia di Roma — c'è solo un appuntamento per quella che assomiglia più a una kermesse che a una svolta politica. Nessuno sa cosa bisogna fare, quali sono le regole. C'è una visione liberistica e basta. Oltretutto bisogna sperare che resti la leadership di Berlusconi, perché se viene meno ci saranno problemi enormi, rischiamo la frammentazione, l'implosione dell'intero partito» Ma Alemanno è pronto anche a giocarsi la partita di maggiore interesse: Alitalia. Il sindaco resiste all'offensiva leghista-nordista pro-Malpensa. Non tifa per Air France, che preferisce Fiumicino, non vuole chiudere a Lufhtansa. Anzi, vuole trattare con tutt'e due e a giorni chiederà un incontro ai rispettivi vertici oltre che al presidente di Cai.

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