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Berlusconi: "Il Pd sta per mollare Di Pietro"

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Silvio Berlusconi

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In particolare la linea di fermezza con Walter Veltroni: nessun dialogo se prima non lascia l'Italia dei Valori. Nella riunione a villa La Certosa con i quadri dirigenti sardi di Forza Italia lunedì sera, il premier lo ha spiegato con soddisfazione: «Mi arrivano segnali chiari dalle "teste illuminate" del Pd che non ce la fanno più a stare dietro all'Italia dei Valori, sono a un passo dal lasciarli andare per la loro strada. Questo vuol dire che abbiamo seguito la strada giusta, bisogna mantenere la linea dura con Veltroni finché non si decide a lasciare Di Pietro». «E poi — ha proseguito — anche nell'Italia dei Valori ci sono due anime: una girotondina, l'altra che, per dirla con Di Pietro, non "c'azzecca" nulla». Nessun nome da parte di Berlusconi ma i riferimenti sono chiari, Pino Pisicchio — ex Dc — Gabriele Cimadoro, Giuseppe Giulietti. Tutti parlamentari che fanno fatica a seguire l'Idv nel suo «radicalismo». «La parte che non ci sta — ha aggiunto Berlusconi — la vediamo ad esempio nelle commissioni, non tutti seguono Di Pietro nella linea intransigente». Ma il premier è contento anche del consenso che sta riscuotendo tra la gente. «C'è un gradimento al mio lavoro che sfiora il 70 per cento, è quasi imbarazzante — ha raccontato — Ma quello che mi fa più piacere è che ora sia al nord sia al centro e al sud la gente è con me. Prima capitava solo quando ero a Milano che mi fermassero per strada per farmi i complimenti, ora accade anche a Roma. Quando uscivo da palazzo Grazioli o da palazzo Chigi c'era sempre qualche contestazione. Adesso non più. Qualche sera fa ero a corso Vittorio Emanuele, nel negozio del mio argentiere di fiducia, e c'è stata tanta gente che ha voluto ringraziarmi, darmi fiducia». Durante la riunione c'è stata una «pausa» internazionale, occupata dalla telefonata con Vladimir Putin. E alla fine chi era a Villa La Certosa ha raccontato di un Berlusconi molto preoccupato per l'atteggiamento del presidente russo. Putin avrebbe preso una linea molto antiamericana, molto critica verso l'operato di Bush, accusato di comportarsi in maniera scorretta in tutte le operazioni di politica internazionale. E non sarebbe intenzionato a dare alcuna chance neppure al suo successore Barack Obama. Così come dal presidente russo non arriverebbe alcuna apertura verso gli israeliani. Un tema, quello dei rapporti con il governo di Tel Aviv, che sta particolarmente a cuore al premier. Anche perché ultimamente gli israeliani si sono dimostrati freddi con il nostro governo. Infine una riflessione «italiana: in Israele, è stato il ragionamento del premier, c'è una eccessiva parcellizzazione dei partiti. E in questo modo finiscono per comandare i generali. Un buon motivo, ha concluso, per continuare in Italia sulla strada del bipolarismo...

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