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Gli ex di Veltroni: tutto regolare

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Al segretario regionale e ex assessore all'Urbanistica, Roberto Morassut spettano non solo gli onori di casa ma anche la parte politica della conferenza stampa indetta per fare chiarezza sugli appalti capitolini affidati alle imprese di Alfredo Romeo; all'ex assessore al Bilancio, e ora deputato Pd, Marco Causi è andata invece la parte più tecnica ed economica del complesso modello ideato per la manutenzione stradale capitolina. Agli ex assessori ai Lavori pubblici, Giancarlo D'Alessandro e al Patrimonio, Claudio Minelli, è toccato invece entrare in qualche particolare, mentre l'ex assessore e deputato Pd, Jean Leonard Touadi, insieme al segretario romano Pd, Riccardo Milana e il capogruppo comunale Umberto Marroni, hanno fatto «squadra», lanciando un messaggio diretto di un partito unito nel passato, nel presente e nel futuro. L'avvocato Romeo non viene quasi mai nominato. Mentre è Morassut a mettere subito in chiaro l'aspetto politico di una vicenda che da Napoli potrebbe arrivare presto a Roma. «Abbiamo massimo rispetto della magistratura ma occorre precisare quanto uscito sulla stampa in questi giorni - sostiene Morassut - e ribadire l'assoluta limpidezza dell'azione della giunta precedente che era formata da persone perbene e che ha scritto pagine pulite». Poi il riferimento a Veltroni. «Si è detto che il Comune era la fidanzata di qualcuno - tira dritto il segretario regionale del Pd - ma lo stesso Romeo ha sostenuto di non aver mai avuto contatti con Veltroni. I contatti con gli assessori sono sempre stati di carattere istituzionale». Spetta poi a Causi che, più da professore di economia che da politico, snocciola un lungo e dettagliato elenco di motivi per i quali il maxi appalto era un modello studiato «talmente bene» che ha consentito al nuovo sindaco, Gianni Alemanno, di revocarlo senza incorrere in penali, proprio per i meccanismi di controllo inseriti nel contratto d'appalto, peraltro mai firmato. «All'origine della concessione del maxi appalto sulla rete stradale romana alla Romeo Gestioni ci fu l'ondata di maltempo nell'inverno 2003-2004 che provocò un'emergenza buche nella Capitale. Abbiamo pensato di trattare allora la rete viaria principale come se fosse stato un acquedotto - ha spiegato Causi - scegliendo un gestore che prendesse in carico l'intera infrastruttura. La nostra scelta fu scrutinata da una commissione europea che non aprì una procedura di infrazione, era inoltre previsto un meccanismo di incentivi se l'impresa avesse portato a termine i lavori a regola d'arte. Il pagamento avveniva a rata costante annuale anche per non pesare sul bilancio». Eppure, se in teoria il modello dell'appaltone, o meglio, dell'affidamento del servizio pubblico locale, appare persino avanti nel tempo, in pratica le cose sono diverse. E gli allagamenti e le voragini di questi giorni ne sono una triste conferma. Ma qualcosa già non andava nei primi mesi di attività del consorzio che si era assicurato un lavoro di nove anni per circa 600 milioni di euro sulla manutenzione ordinaria e straordinaria di 740 chilometri di strade capitoline. «Dai primi report erano emerse delle criticità - ricorda D'Alessandro - e su quello si stava lavorando, per questo la convenzione non era stata ancora firmata». Non solo strade però. Alla fine entrano in ballo anche le case, dove sostiene Minelli, «non si sono mai riscontrati problemi particolari in un settore comunque difficilissimo, anzi gli affitti percepiti dal Comune passarono da 28 milioni nel 2002 a 32,7 milioni nel 2006». Tra strade e case, il Campidoglio versa, o meglio versava, alla Romeo circa 23 milioni di euro l'anno. Tutto regolare insomma. Ma alla domanda se avrebbero rifatto quell'appalto, c'è chi risponde ridendo «visto quello che sta accadendo certo che no», e chi ribadisce «il modello teorico sì».

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