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E Berlusconi torna a volare

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Il dato è sicuramente figlio delle elezioni in Abruzzo e dei guai giudiziari che hanno colpito il Partito Democratico, ma fa comunque riflettere. «È un rimbalzo inusuale - spiega Luigi Crespi -. Normalmente la luna di miele tra il governo e il Paese dura tre-quattro mesi per poi lasciare spazio a una contrazione. Il dato della fiducia era sceso a novembre al 57%, ma ora torna a crescere. Berlusconi ha invertito il trend». E con lui i suoi ministri. Su 21 componenti dell'esecutivo, infatti, ben 17 fanno registrare una crescita dell'indice di fiducia. Segno che il giudizio degli italiani sul governo è generalmente positivo. Questo nonostante il Pdl abbia perso nell'ultimo mese lo 0,5%. Un calo che, però, non deve preoccupare la maggioranza. Dalle elezioni di aprile, infatti, il Popolo della libertà è cresciuto del 2,6%, la Lega del 3,2% (da 8,3 all'11,5) mentre il Mpa ha perso uno 0,1%. Se si andasse a votare oggi la coalizione di centrodestra raccoglierebbe il 52,5% contro il 35 dell'opposizione: ben 17,5 punti di distacco. La «colpa» è ovviamente del Pd che, secondo il sondaggio, raccoglie oggi il 27,5% (-5,7 rispetto ad aprile). Una vera e propria debacle che non viene compensata neanche dalla crescita dell'Idv passato dal 4,4% delle politiche all'attuale 7,5%. E se l'Udc resta intorno al 5% (-0,6) la sinistra radicale, separata, è in ascesa. «L'unità a sinistra non paga - spiega Crespi - è un dato storico. Ma è chiaro che su questa ripresa pesa l'inadeguatezza del Pd, la sua promessa tradita. Ognuno, insomma, si sta riprendendo i propri elettori. Per quanto riguarda l'Udc, invece, è chiaro si tratta di una realtà che esiste ed è consolidata. Non ha subito perdite sostanziali». Un dato che rischia di diventare decisivo in chiave europea anche perché Crespi è convinto che «non c'è nulla di stabile e i giochi sono ancora aperti». «Può succedere di tutto e molto dipende dalle cronache giudiziarie - aggiunge -. Un elemento che nel Pdl non ha peso, ma che diventa dirompente per Pd e Idv. Chi può valutare, infatti, che effetto avrà su Di Pietro l'inchiesta che sta riguardando suo figlio? Una cosa è certa, c'è una fetta di elettorato del Pd in mobilità, "selvaggina cacciabile". E in ogni caso io non sottovaluterei gli outsider come Udc e La Destra di Storace». E se la maggioranza va a gonfie vele, i suoi ministri non sono da meno. Tutti con saldo positivo tranne il titolare delle Politiche Comunitarie Andrea Ronchi e della Semplificazione legistativa Roberto Calderoli (stabili con il 38% e il 35% di fiducia), quello dei Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto (37% con una flessione dell'1%) e quello delle Politiche Agricole Luca Zaia (passato dal 41% di novembre al 36%). «Zaia è un caso - commenta Crespi - scende quando tutti salgono, sale quando tutti scendono. Ma il suo dato, secondo me, è legato al suo settore. Deve aver fatto qualcosa che non è piaciuto agli agricoltori». La classifica del gradimento è comunque guidata da Renato Brunetta (56%) seguito da Roberto Maroni (55%) e Giulio Tremonti (53%). Anche se gli incrementi maggiori li fanno registrare Mariastella Gelmini e Giorgia Meloni (salgono di 4 punti e arrivano al 48%), Claudio Scajola (+5% e 45% di fiducia) e Mara Carfagna (+5 con 41% di fiducia). «La Gelmini è un "caso" - spiega Crespi -: dice in maniera sistematica cose giuste nel momento sbagliato. Ma sul suo risultato positivo pesa sicuramente l'ecesso di critiche ricevuto. I suoi detrattori, come con la Carfagna, hanno calcato troppo la mano. Se poi le cose si dimostrano diverse da come erano state drammaticamente descritte è chiaro che la simpatia cresce. Ma a me colpiscono due ministri: il primo è Alfano (sesto con il 51% di fiducia ndr) che è riuscito a dare di sé l'immagine di un giovane che si muove con grande esperienza, il secondo è Brunetta, un caso da studiare. Riesce ad ottenere la fiducia degli italiani nonostante dica cose non positive, dure».

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