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Villari non molla e scrive a Schifani

Riccardo Villari

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E nonostante il rimprovero, duro, di Berlusconi durante la conferenza stampa di fine anno nella quale ha chiesto a Villari di lasciare la carica perché in questo modo non consente di poter nominare il nuovo Consiglio di da della Rai. Ma lui, al momento, ho ha alcuna intenzione di abbandonare il posto al quale è stato eletto. E a chi gli chiedeva di commentare le parole del presidente del consiglio, l'ex senatore del Pd ha risposto, come sempre, in maniera interlocutoria: «Ho grande deferenza e rispetto per le parole delle alte cariche dello Stato». Comunque Villari in Commissione ha iniziato a lavorare «sodo» portando a termine una delle più lunghe audizioni dei vertici Rai mai realizzate (in tre sedute) per fare il punto della situazione dell'azienda davanti ai parlamentari della maggioranza. Fino a oggi hanno infatti disertato i lavori dal giorno dell'elezione dell'ufficio di presidenza quelli del Partito Democratico. Mancano anche quelli dell'Udc mentre i due parlamentari dell'Italia dei Valori hanno annunciato le dimissioni per protesta. L'unico dell'opposizione che non ha lasciato Villari, ora nel Gruppo Misto, da solo è il radicale eletto nelle file del Pd Marco Beltrandi. Ed anche per questo si parla di una possibile candidatura di Villari alle Europee nelle file del partito di Marco Pannella. Ma giugno è ancora molto lontano. Intanto però oggi si riunisce la la Giunta del regolamento del Senato proprio per decidere sull'espulsione di Villari dal gruppo del Pd al Senato. Ma anche in questo caso non si faranno passi avanti. Perché la Giunta inizierà l'esame del caso ma non prenderà decisioni. Per un motivo molto semplice: ancora non è chiaro quello che, regolamento alla mano, si può fare. Così come ancora non è chiaro, anche dentro il Pdl, quale sia la strada giusta da imboccare per risolvere il caso della presidenza della Commissione di Vigilanza. Perché se una parte della maggioranza vorrebbe mandare l'ex esponente del Pd a casa, c'è un'altra «fetta» che invece spinge perché rimanga al suo posto. Intanto ieri proprio Riccardo Villari ha inviato una lettera al Presidente del Senato Renato Schifani proprio in merito alla riunione di oggi della Giunta del Regolamento del Senato. Nella lettera Villari sottolinea che il provvedimento di espulsione adottato dal direttivo del Partito Democratico nei suoi confronti è, a suo parere, «illegittimo e infondato» poiché - scrive - «non mi è stata elevata alcuna contestazione di merito e la motivazione sostanziale alla base del provvedimento consisterebbe nel mio rifiuto di dimettermi come sollecitato verbalmente dalla dirigenza del mio gruppo parlamentare». Villari rileva che, se questo fosse l'unico presupposto del provvedimento, contrasterebbe con l'articolo 67 della Costituzione sulle prerogative costituzionali riconosciute ai parlamentari della Repubblica nell'esercizio del proprio mandato. A supporto di ciò il presidente Villari ricorda di essere stato legittimamente eletto, riportando due voti in più rispetto alla maggioranza assoluta degli aventi diritto e afferma di sentirsi dunque «vittima di questa iniziativa» e di ritenersi ancora a tutti gli effetti un senatore del Pd.  «Mi rivolgo quindi alla S.V.», conclude, «affinché voglia assumere tutte le iniziative che riterrà opportune al fine di tutelare le mie prerogative costituzionali e istituzionali di parlamentare della Repubblica ed affinché venga garantito il pieno rispetto della mia insindacabile volontà».

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