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Rutelli & Palombelli scoprono il dramma delle intercettazioni

Francesco Rutelli con la moglie Barbara Palombelli

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Il senatore Rutelli lo ha fatto il 20 dicembre sul Corriere della Sera, annunciando anche un esposto al Csm sulle indiscrezioni relative ad alcune frasi che avrebbe pronunciato alla Procura di Napoli, inviando una lettera al direttore Paolo Mieli. L'ex leader della Margherita, nella missiva ha chiesto che la magistratura «sia sempre molto attenta a separare gli onesti dai delinquenti, e le chiacchiere dai fatti. Continuo, però, a non essere d'accordo con chi vorrebbe impedire le intercettazioni per i reati contro la Pubblica amministrazione. Mi batterò perché si continui a farle. Certo: è consigliabile che le inchieste giudiziarie non si riducano ad alcuni casi a registratori tenuti accesi per migliaia di ore, che sostituiscano le attività di indagine». Anche la Palombelli, su Il Riformista di ieri, spiega che il suo nome «onorato è finito in una delle intercettazioni contenute nell'ordinanza di Napoli». Secondo la giornalista, che ha smentito ogni rapporto con le vicende relative all'indagine napoletana, è necessaria un'iniziativa da parte degli amministratori del Pd: «Spegnere per una settimana i cellulari, rifiutarsi di firmare tutte le delibere, incrociare le braccia. E nel frattempo convocare - attraverso il Capo dello Stato, uomo politico sensibile e addolorato, ma fermo nei suoi richiami - una sessione straordinaria del Consiglio superiore della magistratura per un confronto costruttivo sulle nuove regole». L'aspetto curioso di questa polemica è che la Palombelli chiede un'iniziativa politica, mentre Francesco Rutelli si limita a presentare un esposto al Csm e a minacciare querele. Nella sua lunga carriera politica, Rutelli si è scagliato contro la pratica delle intercettazioni, ma le ha anche appoggiate. Il 14 marzo del 2007, il vicepremier Rutelli criticò le intercettazioni sull'inchiesta Vip che tiravano in ballo Silvio Sircana, portavoce di Romano Prodi: «Abbiamo a che fare con un gruppo di ricattatori sia che si tratti di vip sia che si tratti di persone normali, abbiamo delle persone che sono oggetto di ricatto e oggi rimbalzano sui media», disse durante Primo Piano su Raitre. Tuttavia, nei confronti del Governatore di Bankitalia, Rutelli tenne un comportamento opposto nell'estate del 2005. Allora Rutelli non parlò di «ricattatori», non invocò la preminenza delle «attività di indagine» e chiese una smentita di Antonio Fazio sulle intercettazioni che erano state pubblicate dai quotidiani: «Se non fosse in condizioni di farlo, credo debba lasciare il suo incarico immediatamente» (3 agosto 2005). Da Radio Radicale gli rispose Carlo Giovanardi: è «irresponsabile chiedere le dimissioni di Fazio sulla base di intercettazioni pubblicate sui giornali». Poche settimane prima, quando la bufera delle intercettazioni aveva travolto i Ds, Rutelli aveva seguito la polemica senza battere ciglio. Questo comportamento non era piaciuto ai dirigenti dei Ds. Secondo quanto riportato dall'Ansa del 13 giugno del 2007, «oggi Fassino avrebbe telefonato al leader Dl Francesco Rutelli per sollecitare una reazione di sostegno. Telefonata che, però, a quanto si apprende da ambienti della Margherita, avrebbe suscitato un certo fastidio perché avvertita come un'insistenza». Chissà se in queste ore Fassino sta pensando di chiamare Rutelli per dargli la sua solidarietà?! Oggi quella polemica ritorna attuale.

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