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La "stella rossa" Alba Parietti studia da leader del Pd

Alba Parietti

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A destra la giocheranno facile, se Silvio avrà testato con successo l'elisir per campare fino a 120 anni. Dall'altra parte, invece, il rinnovamento ai vertici proporrà all'elettore una serie di nuovi gagliardissimi leader: Vladimir Luxuria per l'area rifondarola e Alba Parietti per il dopoWalter. Senza tener conto di una wild card Beppe Grillo, di liste civiche Simona Ventura, di possibili accorpamenti Zelig. Albona è scesa in campo ieri, con un tempismo e una mira che neanche il reporter iracheno della scarpata a Bush. Con il Pd squassato dalla questione morale, dalla fragilità veltroniana, da arresti eccellenti, Coscialunga ha fatto capire che, anche se la sinistra l'ha fatta sentire come «la zoccola che uno si scopa la sera e il giorno dopo fa finta di non conoscere» (parole sue), lei potrebbe ancora dare una mano. Perché «il Pd non è un progetto politico transitorio, dopo non c'è nulla», anche se «quando l'operaio e il proletario votano per la Lega, vuol dire che hai sbagliato tutto». E allora, s'è chiesta Parietti, «potrei concorrere alle prossime primarie, tra quattro o cinque anni», visto che «Veltroni si è perso, come dimostrano anche i recenti risultati», mentre «D'Alema, malgrado la sua patologica antipatia, è più lucido, nonostante la sua durezza, in seno a quello che resta della sinistra», ormai «non più riconoscibile come schieramento politico», con tutte quelle schegge che arrivano fino allo spettro, più in là, di Bertinotti. Spiega Albona che era stata chiamata da Veltroni, «dopo avergli esposto il mio desiderio di fare politica, ma lui, esattamente come fece già in passato Mastella, me l'ha sconsigliato. A suo giudizio», ha sottolineato la soubrettissima, «sarei troppo abituata ad essere protagonista e, quindi, dal momento che a contendersi la scena sono sempre in due o tre, avrei finito con l'annoiarmi». Ma le prime donne, si sa, non ascoltano i consigli dei probiviri. E viste le dichiarazioni a pioggia, Il Tempo l'ha intercettata per capirne di più. «Io non entro ora in politica», ci ha precisato, «la faccio da una vita, sono figlia di un comunista di ferro, e anche se oggi non potrei più confermare la fede rossa, ne ho fatte di battaglie». Per esempio «quella su Lupo Alberto». Vale a dire quella trincea del Piave sul «fumetto da diffondere nelle scuole per favorire l'uso del preservativo. E poi mi sono battuta per i diritti delle donne, per l'aborto. Ho una coerenza, io, che troppi politici si sognano, e l'ho sempre pagata sulla mia pelle. Come quando rifiutai quel contratto Mediaset: Berlusconi mi aveva offerto 9 miliardi di lire». Una Dolores Ibarruri catodica, una pasionaria mediatica. Lei si schermisce: «No, non mi riconosco più in alcun partito, sono un cane sciolto, non mi interessa il potere. Il mio ideale è di essere super partes». Delusione: anche Albona veleggia nei cieli tersi ed epicurei dell'etica, e sotto tutti gli altri corrotti a rotolarsi nel fango? «Vorrei essere supervisore e portavoce dei cittadini: la nostra dignità deve essere rivalutata. Io so cosa vogliono gli italiani!», si infervora. «Vogliono liberarsi di chi manipola l'economia svuotando le loro tasche, di chi si arricchisce diffondendo povertà, commettendo abusi e corrompendo...». Ma quando le chiedi con chi ce l'abbia, si ammoscia. «No, niente nomi, tanto li sanno tutti...». Meglio frenare (ieri ha anche confidato in un'altra intervista di «essere stata attratta da altre donne, ma di non aver mai consumato») e leggersi "L'arte della diplomazia", capitolo dopo capitolo, in vista del 2013. C'è tempo, o forse no. Dopodomani, 19 dicembre 2008, parte la lunga marcia di un'altra capopopolo postcomunista. Sul palco, ad arringare i seguaci, ci sarà Luxuria. Al Muccassassina. Tra le drag queen che movimenteranno il disco-party, anche una che si fa chiamare Alba Paillettes.

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