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Guerra tra Procure, il Csm convoca tutti

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Sulla controversia aspra che si è aperta sono scesi in campo il Consiglio superiore della magistratura ed il Pg della Cassazione che hanno deciso di sentire i vertici degli uffici giudiziari di Salerno e Catanzaro per tentare di trovare il bandolo della matassa di quanto è accaduto. E solo dopo le audizioni di oggi la Prima Commissione del Csm deciderà se è il caso di compiere una visita negli uffici giudiziari interessati. Agli ispettori del ministero della Giustizia, intanto, sono arrivate le carte richieste alla Procura generale di Salerno, vale a dire il decreto di circa 1.700 pagine con cui sono stati sequestrati gli atti dell'inchiesta «Why not» e Poseidone. Si attendono invece gli atti della Procura generale di Catanzaro che due giorni fa ha disposto un «contro-sequestro» dei soli atti dell'inchiesta Why Not. L'attività negli uffici della Procura Generale di Catanzaro anche ieri mattina è stata particolarmente frenetica e intensa. «Dopo le parole del Capo dello Stato - ha aggiunto Jannelli - si apre una nuova fase. Di veleni parlano solamente i giornali. Ci erano state chieste le carte dell'inchiesta Why Not e noi avevamo dato la disponibilità a darle. Dalla Procura di Salerno c'è stato il silenzio che è poi sfociato nel provvedimento di sequestro». Bocche cucite, invece, a Salerno dove il procuratore della Repubblica, Luigi Apicella, ha incontrato i sostituti e successivamente ha avuto un colloquio con il procuratore generale, Lucio Di Pietro. Sullo scontro tra Procure sono scesi in campo anche gli avvocati di Catanzaro che hanno aderito in massa all'astensione di mezz'ora dalle udienze proclamato dall'ordine forense. Mentre i contrasti tra i magistrati di Salerno e quelli di Catanzaro avranno nei prossimi giorni una fase di riposo, non si allentano le polemiche provocate dai contenuti del decreto di sequestro della procura campana. L'imprenditore Antonio Saladino, principale indagato nell'inchiesta Why Not, ha smentito di aver conosciuto il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, mentre ha affermato di aver avuto rapporti con Antonio Di Pietro «fino a quando, nel febbraio del 2006, mi è stato notificato il primo avviso di garanzia». Dopo le affermazioni di Saladino è giunta tempestiva la replica del leader di Italia dei Valori secondo il quale «i miei rapporti con lui non sono stati nè opachi nè illeciti. Abbiamo avuto solo incontri elettorali». Sulla tutta la vicenda resta sempre l'incognita su quale ufficio giudiziario dovrà occuparsi dell'inchiesta della Procura generale di Catanzaro che ha portato al sequestro degli atti di «Why Not» che, a loro volta, erano stati sequestrati dai magistrati di Salerno. Sulla possibilità che gli atti vengano trasmessi a Napoli, Jannelli si è limitato a sostenere che «si tratta di una strategia della quale non intendo parlare».

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