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Ora la magistratura si è svegliata. Ed è semplice capire ...

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A torto perché sparare nel mucchio è sbagliato. Sarebbe però opportuno che si cominciasse a cercare quali sono state le compromissioni, le collusioni che hanno sortito l'effetto del «grande sonno» delle toghe. Sonno rotto da qualcuno che ha provato e cercato di estirpare quel male ma è stato subito cacciato via, espulso. Oggi i pm napoletani provano a ridarsi una dignità dimostrando che non sono stati per un decennio con le mani in mano. Troppo tardi: se la città è ricolma di melma è pure colpa loro. Non sono da meno gli intellettuali, scrittori, registi, uomini di cultura. Non tutti ovviamente. Ci riferiamo solo a quelli che hanno fatto film con soldi dello Stato per cantare le finte gesta dei loro committenti. Ci riferiamo solo a quelli che hanno scritto libri dai toni lirici, quelli che si comportavano da aedi e da cortigiani, da «leccaculo» del Palazzo. L'intellettuale non è questo. L'intellettuale è colui che sa intelligere, osservare dentro i fatti, scavare, guardare oltre la realtà contingente e mantiene una sua autonomia e libertà di giudizio. A Napoli non bisogna accusare tutti, sebbene pensare alla sospensione di alcune libertà costituzionali come la presunzione d'innocenza non sarebbe da folli. No, tutti no. I delinquenti sono solo alcuni. Il punto è che hanno lavorato indisturbati per anni. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che la città la conosce bene, ne conosce i protagonisti pubblici e occulti, sa e vede ciò che nella legalità e ciò che è nell'illegalità, lo ha detto in maniera chiara: è necessaria un'autocritica. Insomma, se non saranno la politica e la società civile a cacciare via le sue tossine è ben difficile difficile che si possa parlare di risanamento sociale. Ciò che sorprende è la reazione della classe dirigente della città. Quella legale e quella che si sente legibus solutus. Basta che qualche giornale nazionale, qualche grande tv (e anche tra loro ci sono nomi che aggiungiamo alla nostra lista) di tanto in tanto apra qualche squarcio di verità che da Napoli si levano voci di protesta. Si odono urla dal Vesuvio: «Voi non sapete nulla». «Che ne capite voi». «Sciacalli». «Siete indegni». Come se raccontare il male non serva come spinta a sconfiggerlo. Quello che preoccupa è che la reazione delle istituzioni è esattamente la stessa di quella di Sandokan ai libri e alle prolusioni di Saviano. E anche questo è spunto di riflessione per la politica nazionale. Perché anche la politica nazionale ha fatto finta di nulla, ha girato la faccia dall'altra parte e dando a tutti gli effetti copertura a camorristi di ogni risma. Anche i leader di partiti non sono immuni. Anche loro sarebbe giusto facessero autocritica perché non bastano una ventina di manette a fare pulizia. E perché quello che è accaduto a Napoli in questi anni non ricapiti più. In nessuna parte d'Italia. Fabrizio dell'Orefice

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