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Di Pietro fa il garantista. Solo per difendere Nicola

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Per questo, fino a quando i magistrati non dicono in modo chiaro che c'è un'inchiesta nei confronti di qualcuno, non buttiamo fango». Peccato che Di Pietro non sfoderi sempre questo grande spirito di solidarietà nei confronti del Csm e degli alleati di Governo. In passato, il leader dell'Italia dei Valori si è schierato pubblicamente contro alleati e avversari politici senza troppi riguardi. Ne ha fatto le spese il viceministro dell'Economia Vincenzo Visco per il quale Di Pietro aveva chiesto le dimissioni lo scorso anno sul caso del generale Speciale: «Che la procura della Repubblica di Roma — aveva detto l'ex Pm — si sia espressa sul caso Visco parlando di condotta non illecita, ma illegittima, non solleva il viceministro dalla necessità di dimettersi nel rispetto delle istituzioni" («Il Giornale» del 21 settembre 2007). Lo stesso trattamento è stato riservato da Di Pietro nei confronti del Governatore della Campania Antonio Bassolino: «Farebbe bene a dimettersi. Ci sono responsabilità politiche che vanno assunte al di la delle brave persone e della buona fede» (Dichiarazione del 5 gennaio del 2008). Il leader dell'Italia dei Valori non ha mancato di far sentire la sua solidarietà anche al giudice Clementina Forleo, che aveva lanciato critiche durissime al mondo politico: «La Forleo — dichiarò Di Pietro — ventilava responsabilità penali di D'Alema, Latorre e in molti hanno cominciato a farle il processo. Poi si è presentata ad Annozero per due volte, dichiarando di aver ricevuto pressioni dai palazzi del potere, ed in molti hanno cominciato a farle il vuoto intorno. Finchè il Consiglio superiore della Magistratura decise di aprire una procedura di trasferimento per incompatibilità ambientale» («Italia Oggi», 7 dicembre 2007). È curioso che oggi Di Pietro difenda il Vicepresidente del Csm, che proprio un anno fa aveva aperto una procedura giudicata negativamente dallo stesso leader de l'Italia dei Valori. Del resto, Di Pietro non poteva far altro che difendere Nicola Mancino. Già, perché nel 2000 lo stesso Di Pietro aveva scritto al Presidente del Senato Nicola Mancino e al presidente della Camera Luciano Violante una lettera nella quale aveva chiesto alle due alte cariche dello Stato di tutelarlo dagli attacchi dell'allora leader dell'opposizione Silvio Berlusconi: «Stimatissime autorità scrivo a voi perché non so a chi rivolgermi per essere tutelato. Sono un parlamentare della Repubblica che continuamente e violentemente attaccato da un altro parlamentare della Repubblica, forte del suo nome e delle sue televisioni e delle falsità che racconta tutti i giorni agli italiani per accreditare le sue aberranti tesi» («Il Corriere della Sera», 15 febbraio 2000). Chissà, forse in queste ore Di Pietro ha ripensato a quella supplica e ha pensato di restituire il favore a Mancino.

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