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«Politici miopi contro la crisi»

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Lo ha detto nella lectio magistralis pronunciata all'Università Ebraica di Gerusalemme. Bisogna invece «mettere l'accento contro le chiusure e i protezionismi nazionali», ha aggiunto. Nel suo articolato discorso il presidente della Repubblica ha toccato il tema della crisi economica che «dagli Stati Uniti è dilagata attraverso tutte le frontiere». E dopo aver messo l'accento contro la possibile rinascita dei protezionismi nazionali ha dettato la sua ricetta per superare il momento negativo dell'economia. La risposta sta «nel rafforzamento di meccanismi decisionali e di istituzioni comuni - ha detto Napolitano - che invece trova ancora ostacoli nella miopia e debolezza, in troppi casi delle classi dirigenti e delle leadership politiche nazionali». A proposito della necessità di sforzi comuni contro la recessione e la crisi finanziaria il capo dello stato ha, dunque lodato, l'operato dell'Unione Europea. «I nostri Paesi sono chiamati a fronteggiare le difficilissime sfide poste dalla crisi finanziaria internazionale e dal rischio di gravi ripercussioni sull'economia reale», ha detto Napolitano, «l'Ue ha dimostrato di essere pronta a fare la propria parte per edificare una più sana governance globale: ha definito in poco tempo una posizione comune e richiamato tutte le maggiori potenze mondiali alla necessità di una spedita concertazione per fare fronte ad una allarmante emergenza, stimolando così la convocazione del G20 di una decina di giorni fa», ha sottolineato. Facendo così «ha dato una prova importante, a dispetto dello scetticismo che spesso circonda il processo di integrazione». Napolitano ha poi detto «l'Unione europea dovrà impegnarsi per fare in modo che i nostri ed altri Paesi non si chiudano in se stessi, come già accadde in passato con le conseguenze che tutti conosciamo». In questo contesto «Israele è un partner privilegiato per Paesi come l'Italia e per l'intera Unione europea», perché grazie alle caratteristiche della sua economia è «tra quanti hanno meglio reagito alla crisi finanziaria mondiale». La visita nello stato ebraico non ha fatto dimenticare i problemi italiani. Tra Nord e Sud ci sono differenze «oggi ancora più grandi e allarmanti» che rischiano di minare la coesione e l'unità del Paese. «In Italia non si è raggiunto l'obiettivo dell'unificazione economica, sociale e civile tra le due grandi aree che concorsero al compimento dell'unità politico istituzionale del Paese - ha spiegato il presidente - il Nord e il Sud, il Settentrione e il Mezzogiorno». L'esito del lungo percorso di unificazione nazionale non ha consentito di abbattere le differenze tra Nord e Sud e di risolvere la questione del Mezzogiorno. «Nonostante i prolungati tentativi - ha aggiunto Napolitano - le distanze sono rimaste rilevanti, si sono temporaneamente e solo parzialmente in certi periodi attenuate, appaiono oggi ancora più grandi e allarmanti». Per questo, ha concluso il capo dello Stato, «non si possono sottovalutare le tensioni e i rischi che ne derivano, per la coesione e l'unità nazionale». Il presidente Napolitano ha inviato ieri un messaggio al presidente della Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa, Ivan Malavasi, nel corso dell'assemblea annuale dedicata quest'anno alla ricorrenza del 60° anniversario della promulgazione della Costituzione della Repubblica. Le sue parole hanno sottolineato che «L'assise si ricollega idealmente allo spirito con cui i Costituenti vollero individuare e sancire le linee guida sulle quali orientare il progresso economico e sociale del Paese». «Ancora oggi - ha proseguito Napolitano - quell'alta ispirazione deve accompagnare, in una prospettiva di consolidamento dell'esperienza europea, il processo di adeguamento degli assetti istituzionali ed economici». Agli artigiani ha ribadito che in questo quadro si collocano la riflessione e il confronto sullo Stato e la competitività dell'artigianato e piccole imprese, un settore che apporta un contributo essenziale alla crescita dell'Italia, trasmettendo un insostituibile patrimonio di conoscenze e di esperienze universalmente riconosciuto e apprezzato».

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