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Veltroni naufraga anche in Sardegna

Veltroni

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Martedì pomeriggio il segretario del Pd aveva appena superato lo scoglio della contestazione interna — rinviando all'assemblea del Lingotto2 del 19 dicembre a Torino la verifica sul suo «gradimento» — ma in serata si è ritrovato a dover fronteggiare l'ennesimo problema nato nella lotta tra correnti che dilania il Partito Democratico: Renato Soru, governatore della Sardegna, ha annunciato le dimissioni da Presidente dopo uno scontro durissimo in consiglio regionale su una legge urbanistica. Scontro non con l'opposizione ma con i consiglieri regionali del Pd che hanno respinto un suo emendamento sul piano urbanistico. Un fatto apparentemente legato a questioni locali ma che nasce da una rivalità interna tra diverse correnti. Le quali, ora che il segretario del partito è estremamente debole, approfittano per conquistare posizioni sul territorio. Renato Soru, imprenditore che ha legato il suo nome a Tiscali, che Veltroni invitò personalmente al congresso di Torino nel 2000 e che per Veltroni ha comprato «L'Unità», è sentito dal partito come un estraneo, imposto da fuori. E per questo è stato sempre contestato dai fassiniani, guidati da Antonello Cabras, ex segretario regionale del Pd poi dimessosi proprio per lotte interne. Contro Soru c'è stata, negli anni, una sotterranea ma costante contestazione interna e martedì sera il Governatore ha colto al palla al balzo per una prova di forza: dimissioni e quindi elezioni anticipate (in Sardegna si vota comunque a maggio dell'anno prossimo) al massimo a febbraio. Un messaggio esplicito alla segreteria nazionale: o mi sostenete anche per la prossima candidatura a presidente, facendo piazza pulita della contestazione interna e io ritiro le dimissioni oppure mollo tutto e si va a elezioni anticipate. Un aut-aut che per Veltroni diventa l'ennesimo test che un pezzo di partito fa sulla sua tenuta. Silvio Lai, consigliere regionale del Pd in Sardegna, ieri lo ha ammesso in modo chiaro: «Veltroni? Lo aspettiamo qui per atti concreti di coerenza e ricucitura». Walter però non si farà vedere sull'isola. Al suo posto ci sarà oggi Maurizio Migliavacca, attuale responsabile delle campagne elettorali del Pd ma anche fassiniano e quindi in grado di parlare con entrambe le fazioni in guerra. Una guerra tra «bande» che inquieta i Democratici. «La crisi che improvvisamente si è aperta in Sardegna crea grande preoccupazione — è stato il commento di Enrico Letta — Chiediamo un gesto di serietà che porti al ricompattamento della maggioranza e alla richiesta di tutta la maggioranza unita a Soru di ritirare le dimissioni e continuare il suo insostituibile lavoro». Paolo Gentiloni, invece, ha affidato le sue considerazioni al blog: «Spero che non ci si nasconda dietro il dito del cattivo carattere di Soru (o di tutti i sardi?) o di qualche dettaglio procedurale. Chi ha seguito questa lunga vicenda sa bene che in gioco c'è ben altro. Da più di un anno è aperto un contrasto tra il presidente eletto e una parte molto rilevante del Pd che lo accusa di avere una leadership troppo personale e di non tener abbastanza in conto le richieste del partito. Di essere, insomma, un outsider. Probabilmente esistono le condizioni per ricomporre il quadro e superare la crisi. Ma una cosa è certa. Il Pd che serve al paese, quello che il Lingotto 2 dovrà delineare, è il Pd di Renato Soru e non di chi gli ha fatto lo sgambetto».  

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