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«Si sono divisi come il Pd»

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È l'analisi, come al solito acuta e originale, di Gianni De Michelis, uno degli uomini più vicini a Craxi negli Anni '80, tre volte ministro, vicepremier nell'88-89 e, dal 2001 al 2007, segretario del nuovo Psi. Qual è, secondo lei, la differenza saliente fra Segolene e Martine? «La Aubry rappresenta l'aspetto più identitario e tradizionale del socialismo francese. Segolene punta a una una sorta di valorizzazione personale in vista del confronto con Sarkò nel 2012». Sullo sfondo, però, c'è un Ps diviso. «Infatti. È la cosa più drammatica, tanto più che esiste un paradosso nella recente vicenda politica europea...». Cioè? «Da un lato, le idee socialiste riprendono campo in conseguenza della crisi economica mondiale. Dall'altro, il socialismo è in grande difficoltà in Francia come in Italia, dove non esiste più un partito degno di questo nome. E questo pone il problema di un ripensamento profondo del modo di declinare una diversa cultura politica nei partiti socialisti e in generale». In generale? «Sì. vede, in Francia Sarkozy governa di fatto con una coalizione allargata. In Germania la grande coalizione è anche formale e gli austriaci stanno seguendo la stessa strada. Infine, Zapatero a livello europeo si schiera in modo sempre più netto con il presidente francese». La spaccatura nel partito di Segolene e Aubry ricorda molto quello che accade fra i Democratici nostrani, non crede? «Ci sono molte analogie. Una è la vittoria del centrodestra. Un'altra è lo scontro interno, emerso durante il congresso del Ps, che ha visto una guerra fra correnti. Quattro gruppi di potere che cercano di conquistare il controllo del partito. Un fatto che ricorda molto l'attuale dialettica interna al nostro Pd. Ma il vero problema è un altro». Quale? «La ridefinizione del progetto socialista per dare una risposta programmatica ai problemi del XXI secolo. Segolene è più rinnovatrice ma non definisce un'identita di carattere programmatico riconoscibile. Aubry, ha alle spalle un robusto substrato identitario ma un modo vecchio di declinarlo». Questa inedita competizione fra due donne è un fatto «rivoluzionario» o no? «La vera rivoluzione è stata la scelta di Segolene come candidata anti-Sarkozy». Come pensa che andrà a finire? «Potrebbe finire male. Con una scissione». E il destino del socialismo italiano, invece, come lo vede? «Penso che le vicende socialiste italiane dipendano da quello che io chiamo un "polarismo bastardo". L'opinione pubblica riconosce un'identità socialista maggiore nel governo di centrodestra di Berlusconi che nell'opposizione del Pd di Veltroni. E questo dovrebbe far riflettere». Ma. Ga.

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