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In arrivo l'assegno ai nuclei numerosi

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Una delle quali, accreditata ieri anche dal premier Berlusconi, è quella che prevede un «bonus fiscale» tra i 150 e i 700-800 euro che le famiglie disagiate, con redditi sotto i 20.000 euro, potrebbero ricevere a Natale, in base al numero dei componenti della famiglia: cioè tenendo conto dei figli e dei nonni a carico. Un aiuto non risolutivo ma con il giusto tempo. La boccata d'ossigeno nei portafogli delle famiglie con minori capacità di spesa si trasmetterebbe in parte sugli acquisti natalizi e dunque anche sui bilanci già in fibrillazione dei commercianti che sui consumi di Natale puntano per chiudere in attivo la contabilità annuale. Le risorse su cui il governo conta dovrebbero essere intorno ai 3-4 miliardi di euro. E il lavoro più difficile di questi ultimi giorni a via XX settembre sarebbe stato proprio quello di raschiare il fondo del bilancio pubblico per trovare la liquidità necessaria a finanziare gli interventi. La cifra dei 3-4 miliardi «è una stima attendibile», ha detto il sottosegretario all'Economia Alberto Giorgetti. Trovati i fondi i tecnici del governo hanno cercato di individuare soluzioni per rendere massimo il beneficio possibile con le risorse a disposizione. Così per le famiglie più povere prende corpo l'introduzione soft del quoziente familiare. E cioè di un bonus monetario, al momento una tantum, correlato non solo al reddito di chi lo percepisce ma anche al numero dei componenti delle famiglie. La misura ipotizzata introdurrebbe per la prima volta in Italia la logica del quoziente familiare. Gli sconti sarebbero modulati tenendo conto di tre diverse fasce di reddito e composizione familiare: ne avrebbero così diritto i coniugi senza figli (due soli componenti) fino a 12.000 euro; le famiglie composte da 3-5 componenti tra i 12.000 e i 17.000 euro di reddito; le famiglie con 6 o più componenti fino a 20.000 euro. Le prime ipotesi sul tappeto prevedevano di restringere la platea dell'intervento ai soli lavoratori dipendenti e ai pensionati. Ma si lavora anche a un ampliamento della platea con l'inserimento tra i beneficiari di altre categorie di contribuenti. Fin qui l'aspetto più importante del provvedimento. Che metterà soldi in più nelle tasche degli italiani. Tutte le altre misure riguardano invece le imprese. Come il taglio degli acconti Irpef e Ires per il 2009. Oggi sono pari previsti al 99% delle tasse pagate nel 2008 dopo il provvedimento si passerebbe al 96%. Un beneficio solo di cassa però perché in realtà si pagherebbe meno ora ma la tassazione resterebbe invariata il prossimo anno. Meglio per le imprese la possibilità della deducibilità dell'Irap (Imposta regionale sulle attività produttive) dalle imposte sui redditi che arriverebbe comunque per una sentenza della Corte Costituzionale. Il governo potrebbe anticipare una modalità diversa di «sconto». Tremonti alle Regioni ha parlato di una detrazione dell'Irap dall'Ires. Difficile che sia prevista una detraibilità totale, mentre è più probabile che venga individuata una quota dell'imposta regionale (10-15%) che va sottratta dalle imposte sui redditi. Con l'obiettivo di non strangolare la liquidità delle aziende arriverebbe la possibilità di pagare l'Iva sulle fatture al momento della liquidazione e dunque dell'incasso, e non più all'emissione, dei documenti contabili. Anche questa misura è stata confermata da Tremonti agli enti territoriali. Infine la proroga della detassazione straordinari per il 2009, il credito d'imposta per la ricerca estesa anche alle attività commissionate o realizzate dalle aziende all'estero. E l'ammorbidimento delle norme che prevedono un riallineamento dei valori civili e fiscali dei bilanci, secondo i nuovi principi contabili completano il quadro delle misure antirecessione. Bocciata infine l'idea di introdurre una sovrattassa Ires per i gestori di telefonia mobile: quindi niente «Robin Tax» sui cellulari.

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