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Cara Ministra, pensiamo anche ai docenti

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Cara Maria Stella Gelmini quando un singolo cittadino romano, foss'anche un insegnante di schola pubblica, veniva offeso o menomato nei suoi diritti, in qualsiasi parte del globo civilizzato, l'Urbe inviava immediatamente la flotta e l'esercito.Egregio ministro, ti ho ricordato questo sublime precedente, perché devi riparare al mal fatto ai danni di professori romani, maltrattati come schiavi. Lo so che tu non c'entri, essendo, anzi, vittima del soccorso rosso bolscevico-burocratico, che cerca in tutti i modi di porre in cattiva luce te e, di passaggio, anche il ministro Renato Brunetta, ma, a questo punto, non puoi più rimanere inerte. Ci sono, a macchia di leopardo, nelle scuole romane, insegnanti appena entrati in ruolo o precari storici (magari con 3 concorsi vinti, quelli veri, e 20 anni di insegnamento serio e rigoroso, niente a che vedere con i corsi abilitanti o le Scuole di specializzazione all'insegnamento secondario), che, a tutt'oggi, non hanno ancora percepito lo stipendio di settembre e di ottobre, avviandosi a non poter godere neppure di quello di novembre. Solo gli schiavi lavorano gratis. Ebbene, carissima Gelmini, lascia perdere l'inutile «dialogo» con i fuori corso incanutiti e attìvati, di corsa, per restituire ai docenti la dignità da lustri calpestata. Tu sai bene, esimia Maria Stella, cosa sarebbe successo se metalmeccanici, paramedici, impiegati ministeriali, personale Alitalia o cronisti qualunquisti, come il tuo quasi omonimo Stella, fossero rimasti senza stipendio per tre mesi? Gian Antonio, che io ricordo beatamente stravaccato come Trimalchione a casa Sgarbi, avrebbe strangolato e disciolto nell'acido Paolo Mieli. Tutti quanti loro avrebbero occupato fabbriche, ospedali, via Solferino, la Fiat, nonché autostrade, ferrovie, aeroporti, laghi, fiumi, sbocchi al mare e marrane. I professori romani rimasti senza stipendio sputano sangue e vivono di prestiti. Quando cotesti nuovi schiavi osarono chieder conto alle segreterie, si sono sentiti rispondere che spettava a loro correre al ministero del Tesoro. Informato di tanto scaricabarile, mi sono pernesso, caro ministro, di dir loro: voi non correte da nessuna parte. Sono altri che debbono alzare il culetto e galoppare. Anzi, ho aggiunto che toccherà a Brunetta asfaltare gli impiegati fannulloni, che, in 90 giorni, non sono riusciti a cliccare nomi e cognomi inseriti nel programma da oltre vent'anni. D'altra parte, dovrebbero essere gli Istituti, dal Preside al responsabile della segreteria, a provvedere che tutto sia in regola. Siccome è giusto partire da un esempio concreto, cara Maria Stella, ti prego di convocare immediatamente ed a brutto muso il rettore del Convitto Nazionale di Roma. Si tratta di brava e preparata persona. Tuttavia, sottoponilo ad un liscio e busso memorabile, intimandogli, salvo il licenziamento in tronco, di provvedere, entro ventiquattro ore (24 e non di più), a che certi suoi insegnanti siano finalmente, dopo tre mesi, pagati. Striglia il rettore, i presidi e, magari, anche i buro-bolscevichi fannulloni di Viale Trastevere. Secondo me, bravissima e carissima Gelmini, dovresti chiedere a Berlusconi un Consiglio dei Ministri avente all'ordine del giorno la restituenda dignità dei docenti. Non si vive di solo pane ed i professori hanno diritto a riconquistare un po' di decoro. Riforma e taglia tutto quello che c'è da riformare e tagliare, ma ripristina, hic et nunc, dignità e prestigio sociale per chi chi educa, forma e prepara i nostri ragazzi. Dammi retta, ministro — dillo anche a Brunetta — e fai vedere i sorci verdi a presidi, rettori, fannnulloni ministeriali, perché questa brutta storia l'hanno imbastita al fine di esporre il governo Berlusconi al pubblico ludibrio in qualità di affamatore del popolo docente.

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