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Il flop di Epifani

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Diversi i cortei che attraverseranno la città anche se, a preoccupare le forze dell'ordine, sono soprattutto gli studenti. Basta guardare piazza Bocca della Verità per capirne il motivo. Qui, dove i sindacati confederali hanno radunato le proprie «truppe», alle 9.15 ci sono meno di cento persone. La piazza è attraversata dalle macchine, il traffico è regolare. Interrogati, i vigili urbani spiegano che non sanno ancora quando bloccheranno la viabità: «Forse quando partono. Verso le 10, 10.30». C'è un banchetto di Rifondazione Comunista, uno dell'Unità. Sui pacchi c'è scritto che il quotidiano ne ha inviato 240 da 50 copie ciascuno. Totale: 12.000. Evidentemente la distribuzione comprende anche gli altri cortei, ma l'impressione è che a piazza Bocca della Verità molte copie resteranno invendute. Qualcuno, a bassa voce, ricorda la manifestazione della scuola del 30 ottobre. Paragone crudele, soprattutto numericamente. Alle 9.45 la viabilità viene bloccata. Un camioncino con l'impianto di amplificazione diffonde musica a tutto volume. Bob Marley, Dylan, gli Who. Forse ci siamo. Intanto in piazza sono arrivati il segretario della Fiom Gianni Rinaldini, il suo «antagonista» Giorgio Cremaschi e il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero. Ci sono anche il segretario generale della Flc-Cgil (Federazione lavoratori della conoscenza) Domenico Pantaleo e quello della Uil Università e ricerca Alberto Civica. A loro il compito di tenere alta la bandiera dell'unità sindacale. La Cisl di Raffaele Bonanni si è sfilata all'ultimo minuto e questo ha creato problemi a qualche manifestante che aveva già preparato gli striscioni. Così il simbolo della terza sigla sindacale è stato coperto alla meno peggio con un drappo rosso. Chi guida il corteo, però, urla al microfono che «siamo qui per rappresentare tutti, anche quelli che non ci sono». Tanto che subito dopo, facendo un'evidente gaffe, loda «questa grande manifestazione di Cgil, Cisl e Uil». Il problema, però, è che «quelli che non ci sono», sono rimasti a casa. Punto. Nessun pullman, nessun treno speciale. E l'impatto di queste defezioni è evidente. Al punto che il segretario della Cgil Guglielmo Epifani, inizialmente atteso a piazza Bocca della Verità, si unisce al corteo a piazza Venezia proprio mentre al microfono annunciano che «siamo in 50.000». Lui gongola e, parlando ai giornalisti, attacca: «Chi non c'è sbaglia. Ogni volta che provano a isolarci gli va male però persistono. E perseverare è diabolico». Poi, commentando le dichiarazioni di Bonanni che continua a sostenere di non aver mai partecipato al vertice di Palazzo Grazioli (quello con Silvio Berlusconi, Uil e Confindustria ndr), rincara la dose: «Le bugie hanno le gambe corte. E chi dice bugie di solito ha qualcosa da nascondere». Già, perché nella mente del segretario della Cgil non c'è solo il leader della Cisl. Anche Luigi Angeletti, pur non rinnegando la manifestazione, ha preferito partecipare all'assemblea nazionale dei delegati Uil al Datch Forum di Assago. E proprio da lì lancia strali contro gli ex compagni di viaggio spiegando che la Cgil fa politica ed «è passata in mano all'ala più radicale» e che lo sciopero generale proclamato per il 12 dicembre è una «scelta sciagurata». Epifani non commenta ma, salutando Civica, si concede una battuta: «È sempre meglio stare con la gente». Insomma, mai come ora Gugliemo è solo con il «suo» popolo. E nonostante i proclami, si tratta di un popolo tutt'altro che numeroso. I 100mila decantati al microfono saranno si e no 2.000. Anche il Pd, che pure era in piazza il 30 ottobre, è rimasto defilato. «Temo non sia un caso - commenta Ferrero -. Sono un partito ad opposizione alternata». In realtà tra la folla c'è Achille Passoni, ex segretario confederale della Cgil oggi senatore Democratico. È l'uomo che ha organizzato la manifestazione del Circo Massimo tanto che Fausto Bertinotti - anche lui al corteo in veste di docente di «Diritti, cittadinanza e transizioni costituzionali» presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Perugia - lo saluta calorosamente: «Ti cercavo per farti i complimenti». Caloroso è anche il saluto che gli riserva Epifani con cui, poi, si intrattiene in una lunga conversazione. Poco prima di Largo Argentina una donna dell'organizzazione si avvicina al segretario: «Piazza Navona è piena». Lui sorride, allarga le braccia e risponde: «Che ci possiamo fare». A Corso Vittorio Emanuele il corteo si ferma davanti al ministero della Funzione Pubblica. Si alzano cori contro Brunetta. Dalle finestre del dicastero qualcuno, timididamente, si affaccia, applaude e saluta. Si riparte verso piazza Navona. Ma quando Epifani fa il suo ingresso, l'ovale è tragicamente vuoto. Anche quando tutto il corteo è entrato, metà piazza è deserta. Dal microfono invitano a fare spazio perché stanno arrivando gli studenti. Ma non arriveranno mai. La loro protesta si dirigerà verso piazza Montecitorio ed Epifani lascerà il palco senza prendere la parola. Da solo.

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