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Anziani e donne incinte nella bolgia di Fiumicino

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«Finchè non ho il biglietto in mano non crederò di poter tornare a casa», dice ormai esausta Francesca, 33 anni e incinta di 5 mesi. Lei come tanti altri pendolari sta facendo la conoscenza del terrificante meccanismo dell'overbooking, ovvero avere un posto sull'aereo solo se ne rimangono di quelli non prenotati. Le file ai check in di Fiumicino ieri si sono poco a poco assottigliate e sono passate dai 100 ai 30 metri nel giro di sei o dieci ore, dopo il caos assoluto di lunedì per lo sciopero scaturito dall'assemblea dei sindacati Alitalia. Ad essere presi d'assalto soprattutto i banchi informazione della compagnia di bandiera, cui i viaggiatori in attesa di partire dal giorno prima si sono rivolti in cerca di risposte. «Dovevo partire lunedì alle 14.30 - spiega Felice, 48 anni napoletano in partenza per Belgrado - ma il volo non è partito e ora, dopo 24 ore, sono di nuovo qui per sapere se ci sono altri voli disponibili». La collera, che nemmeno la notte è riuscita a cancellare, è il sentimento più diffuso ed è rivolto soprattutto agli addetti del chek in Alitalia che lunedì non hanno prestato la minima assistenza ai passeggeri bloccati anche per tutta la notte nello scalo. «No food no drink», esclamano indignate tre anziane signore di New York che dovevano imbarcarsi lunedì alle 17 e sono ancora bloccate a Roma. «Non c'è stata né umana compassione né professionalità - racconta ancora Francesca che, anche se in dolce attesa, non ha ottenuto nessun aiuto dal personale di terra -. C'erano bambini e disabili che dormivano per terra con i genitori, persone anziane che non sapevano a chi rivolgersi anche solo per sapere dove alloggiare. Dieci check in e un solo operatore. Nessuna comunicazione, nessun rimborso annunciato. Ed ho dovuto pregare per essere inserita in overbooking. Una vergogna».  

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