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Com'era prevedibile, confondendo il «progressismo ...

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A parte il contesto completamente diverso, anche dal punto di vista dei meccanismi politici, sorprende - ma nemmeno più di tanto - che il leader del Pd confonda e ribalti i concetti cardine che stanno alla base di due trionfi, di due scelte forti e coraggiose da parte dell'elettorato italiano e di quello d'Oltreoceano. Ha detto infatti Veltroni che «gli italiani hanno scelto spinti dalla paura», mentre gli americani lo avrebbero fatto «spinti dalla speranza». Peccato che la realtà, peraltro evidenziata nel caso di Obama in modo molto lucido da tutti i principali commentatori politici mondiali, sia esattamente all'opposto. Negli Usa, infatti, la scelta di Obama si è verificata in un momento di vero terrore per la crisi finanziaria ed economica, una delle peggiori che l'America abbia vissuto. La paura di veder infranto il sogno americano e la volontà di rinnovamento hanno dunque spinto i cittadini statunitensi a scegliere Obama, che a detta di tutti è stato favorito - anche nelle proporzioni del suo successo - dalle difficilissime condizioni dell'economia e dalla crisi recessiva in atto. Certo, Obama ha offerto una speranza, un sogno al popolo americano, afflitto da uno stato d'animo di preoccupazione per la crisi economica di cui l'epicentro si è registrato proprio negli Stati Uniti e dall'incertezza per il proprio futuro. In Italia, invece, gli elettori hanno scelto il centrodestra non per un sentimento di paura bensì riflettendo seriamente sull'esperienza fallimentare del precedente governo di centrosinistra presieduto da Prodi e, di conseguenza, sulla base di una scelta realistica, dimostratasi fondata, rispetto a chi affidare i destini del proprio Paese. Una scelta azzeccata: basti solo pensare a ciò che sarebbe accaduto se, nel pieno della crisi economica e finanziaria che ha scosso tutti i Paesi del mondo, l'Italia avesse dovuto affrontare l'emergenza con un governo guidato da Prodi o da Veltroni. Lo straordinario successo presso l'opinione pubblica attribuito all'operato del governo Berlusconi da tutti i sondaggi di questi mesi dimostra che i cittadini italiani sono molto più maturi e responsabili di quanto non siano disposti ad ammettere organi di stampa schierati politicamente. Ciò non toglie che abbiamo bisogno tutti, in Italia, di un'opposizione che, anziché affidarsi a slogans autoconsolatori, partecipi con un contributo di idee e di responsabilità allo sviluppo economico e civile del Paese. Sono convinto che il successo di Obama abbia rappresentato una svolta epocale, destinata a cambiare profondamente non solo l'America, ma il mondo intero. Tutte le persone di buona volontà dovrebbero augurarselo. Così come ci si deve augurare che l'elezione di Obama possa rappresentare una speranza anche per l'Africa: un continente che, a causa delle guerre, delle malattie e di conflitti di ogni genere, sta letteralmente morendo. Se Obama si occuperà dell'Africa prima ancora che aprire i dossier scottanti del medioriente, dell'Iran o di altre aree di crisi nel mondo, sarà il segno che il sogno di Obama alla Casa Bianca, che la speranza che la sua comparsa e poi la sua elezione ha suscitato in America e nel mondo non è un'illusione cinematografica, romantica quanto illusoria, ma è la sostanza di una politica nuova, l'inizio di una rivoluzione in cui il fuoco della fede, della libertà e dell'eguaglianza si tramuta in una politica coraggiosa e umana.

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