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«Qui nacque la nuova Europa»

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Il Capo dello Stato: onore, riconoscenza e memoria a questi caduti

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Sessantaseiesimo anniversario della battaglia di El Alamein, luglio-ottobre 1942, celebrato qui, nel luogo della carneficina alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il sacrario che raccoglie i resti di quasi cinquemila caduti di cui almeno duemila senza nome, svetta nel suo biancore abbacinante nel cielo azzurro d'Egitto. Un sacrario sorto per volontà e lavoro di Paolo Caccia Dominioni che per anni scavò tra queste sabbie per recuperare cadaveri e resti di una gioventù spezzata. I sopravvissuti di quella battaglia che oggi sono qui si commuovono dietro i loro labari. Quella fu una sconfitta per l'esercito italiano. Ma qui da sempre è ricordato il valore dei nostri soldati. Valore riconosciuto dagli stessi avversari che dovettero fare i conti con la strenua resistenza di carristi, parà, fanti, guastatori che combattevano per il tricolore. E il capo dello Stato Napolitano tocca proprio queste corde. Onore, «riconoscenza» e memoria per quanti, sui diversi fronti, nel secondo conflitto mondiale dimostrarono «alte virtù morali e straordinarie doti di coraggio» guidati «dal sentimento nazionale e dell'amor di patria», sono le parole che Napolitano ha scelto per questa ricorrenza. Ma anche chiarezza «sulla storica insostenibilità delle ragioni, delle motivazioni e degli obiettivi dell'impresa nazi-fascista». Il presidente della Repubblica ribadisce una verità storica, alla base dell'Europa odierna, e cioè che «non furono comparabili le ragioni invocate dai governi che si contrapponevano su tutti i fronti del secondo conflitto mondiale». Parole nette, così quando, nel suo breve discorso ai militari e ai reduci italiani, alla presenza del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, al Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Vincenzo Camporini e ad altri vertici militari, lo stesso Capo dello Stato ha aggiunto che «i veri sconfitti, anche sulle sabbie di El Alamein, furono i disegni di aggressione e di dominio, fondati persino - ha ricordato il Capo dello Stato - su aberranti dottrine di superiorità razziale, che avevano trovato nel nazismo hitleriano l'espressione più virulenta e conseguente». Da qui però, ha concluso Napolitano, da quel «terribile, duplice abisso di distruzione e bagno di sangue» è scaturita la costruzione della nuova Europa. Il presidente non tralascia di rendere omaggio alla figura di Caccia Dominioni che, medaglia d'oro della resistenza, tanto si adoperò perché questo sacrario sorgesse.

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