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«L'Abruzzo sarà un laboratorio»

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Chiodi: «Il Cav vuole un progetto politico esportabile in tutta Italia»

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Gianni Chiodi aveva, anni fa, pensato il «Modello Teramo», creando attorno alla sua persona un gruppo composto da tutti gli esponenti del centrodestra per puntare a obiettivi e a programmi, evitando sin dall'inizio le guerre intestine tra i partiti. In questo è riuscito bene e ora il «Modello Teramo» si ripresenta su scala più vasta trasformandosi in «Casa Abruzzo». Un progetto che è servito a Chiodi per sbaragliare la concorrenza, i deputati Scelli e Piccone, e del segretario regionale di An, Di Stefano. Dalla sua anche i sondaggi, un uomo apprezzato oltre il suo schieramento. Lui si schernisce: «La cosa più importante è stata l'individuazione da parte del presidente Berlusconi di un progetto - spiega Chiodi - mi ha detto, quando ci siamo incontrati a Palazzo Grazioli che l'Abruzzo diventa il laboratorio del Pdl per l'intera nazione ma non un laboratorio solo di tipo elettorale. Quando mi ha detto che il candidato sarei stato io, ha sottolineato il lusinghiero risultato dei sondaggi, il fatto che in tanti mi hanno sostenuto per quello che ho fatto e per i programmi che ho proposto alla città di Teramo». Lo sguardo è subito al futuro. «Per l'Abruzzo voglio proporre un modello di gestione amministrativa e politica che possa essere esportato e anche, in qualche maniera, riproposto da Berlusconi come un processo virtuoso della cura degli interessi generali - aggiunge Chiodi -. Io ho un'investitura e questa è una grande responsabilità: vuole dire essere capaci di buon governo. E il buon governo passa attraverso un sistema condiviso dai cittadini abruzzesi». Chiodi è consapevole del distacco esistente oggi tra la politica e la gente. «Bisogna saper ricreare un sistema, economicamente bilanciato, senza andare a insistere sulla vessazione in materia di tasse della gente d'Abruzzo. Bisogna saper offrire prospettive di crescita economica, dando solidità e impulso alla piccola e media impresa che è elemento cardine dell'Abruzzo e attirando nuovi investitori. Ci vogliono regole, correttezza, lealtà, ci vuole un approccio che non sia più furbo, che non pensi al pubblico come una mucca da spremere». E questo progetto non passa attraverso i cittadini elettori ma attraverso la gente come famiglia. «Non penso agli abruzzesi come a degli elettori - ha sottolineato - ma penso agli abruzzesi come una grande famiglia, dove ci sono i bambini che studiano, le mamme che lavorano e accudiscono la famiglia, dove ci sono i vecchi con il loro bagaglio di esperienza e con ancora tante potenzialità e quindi penso a loro come persone. Il mio compito sarà quello di costruire le fondamenta di una vera e propria casa, in maniera tale che il Presidente della Regione possa essere percepito per colui che si "prende Cura" di tutta la famiglia della quale anche lui fa parte». Da combattere il cancro della sanità. «Si c'è il cancro della sanità - ammette Chiodi - quando non ci sono regole e quando non ci sono controlli è inevitabile che la patologia si sviluppi. Però l'aspetto positivo è che se queste regole si mettono e questi controlli si fanno il rapporto sarà fisiologico e il cittadino potrà avere facoltà di scegliere tra la sanità pubblica e quella privata. Un altro compito sarà quello di qualificare la sanità pubblica così da poter assicurare una reale competizione virtuosa tra le due forme di sanità». Un altro punto in cui Chiodi crede fortemente è quello della sussidiarietà. «Nel programma elettorale ci saranno alcuni principi. Il primo sarà quello di sussidiarietà, che non sarà solo evocazione di principio ma che sarà un valore che si tradurrà in applicazione pratica in tutti i settori di competenza della Regione, non solo su quello sociale». Per costruire Casa Abruzzo Chiodi ha cominciato a realizzare le fondamenta, i mattoni dovranno essere i cittadini abruzzesi, quelli che lui ormai considera famiglia.

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