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Morto Vittorio Foa, padre della sinistra

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E se aveva scelto infine il Partito democratico, ciò non impediva che la sua voce, lontana dai condizionamenti della politica quotidiana e libera di pungolare i conservatorismi ovunque si nascondessero, venisse ascoltata con rispetto e attenzione anche dagli uomini della sinistra (molti dei quali sono stati suoi allievi). Nato a Torino nel 1910 in una famiglia di origine ebraica, comincia l'impegno politico sotto il fascismo, attraverso Giustizia e libertà, gruppo che faceva capo ai fratelli Rosselli e che perseguiva l'unità fra gli antifascisti legati alle correnti della sinistra democratica. L'impegno di Foa in Giustizia e libertà si sviluppa nella lotta di Liberazione e poi con l'impegno e sindacale, entrando nel Partito d'Azione, per il quale è uno dei sette eletti alla Costituente, e diventando dirigente della Cgil unitaria. Negli anni '50 e '60 è esponente di spicco dell'operaismo, corrente di pensiero che sostiene l'unità dal basso, a partire dalle lotte operaie. Coerentemente con questa impostazione unitaria e autonomista, è fra quanti nel 1964 non accettano la svolta di Pietro Nenni, che rompe col Pci e porta i socialisti al governo assieme alla Dc. La sua scelta è per il Psiup, che resta all'opposizione assieme al Pci, ma restando autonomo dal principale partito della sinistra. Nel 1987 torna in Parlamento, eletto al Senato come indipendente nelle liste del Pci (che di lì a poco diventerà Pds). È in questa area che Foa, sempre a sinistra e mai comunista, trova la nuova dimensione di padre nobile e voce critica della sinistra, invitata ad unirsi ma anche a sapersi rinnovare. A 95 anni si è sposato con Maria Teresa Tatò, sua compagna da 26 anni (in precedenza era stato sposato con Lisa Giua).

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