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Filippo Caleri Fabrizio dell'Orefice Tremonti silura ...

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Che cosa è successo nel turbolento pomeriggio romano? Tutto parte a metà mattinata quando la Banca d'Italia diffonde i nuovi dati sulle entrate. Nel bollettino statistico sulla finanza pubblica vi si legge che che il gettito tributario di agosto è stato pari a 31,6 miliardi, contro i 34,6 miliardi del 2007. Per effetto della dinamica di agosto l'incremento dei primi 8 mesi si attesta al +3,5%, rispetto al +5,4% segnato nei primi sette mesi dell'anno. A luglio 2008 le entrate tributarie erano state pari a 40,42 miliardi di euro. In altre parole c'è stato un tracollo delle entrate. Ora, che i dati diffusi da Bankitalia - soprattutto quando scomodi al governo - non piacciano al Tesoro è prassi. È sempre successo e sicuramente sempre accadrà. Ciò che è una novità che è, dopo un convulso giro di telefonate, via XX settembre decide - sei ore dopo - di diffondere una nota scritta. E già questa è una novità. Poi c'è un'ulteriore novità, più sorprendente. E riguarda i toni usati nel comunicato del Tesoro: «La lettura dei dati pubblicati sul Supplemento di Finanza pubblica del bollettino statistico della Banca d'Italia è concettualmente falsa», si legge nell'incipit. Che poi è un modo morbido per dire quasi che si avvicina a una lettura in malafede. E perché? «Perché ignora - è ancora scritto nella nota del ministero di Tremonti - che l'anno scorso il governo Prodi ha prorogato da luglio ad agosto i versamenti dei contribuenti dei soggetti agli studi di settore; quest'anno invece il termine ultimo è stato fissato al 16 luglio. Pertanto, confrontando i dati degli incassi di luglio e agosto 2007 con lo stesso periodo 2008 si registra un aumento di più di un miliardo». In realtà è la lettura dei dati a essere concettualmente falsa. E dunque la precisazione, oltre a bacchettare Draghi, è rivolta all'opposizione. In particolare a Pierluigi Bersani, che ha detto: «Le entrate fiscali diminuiscono non solo per la crisi, ma anche perché sono state tolte un po' di misure contro l'evasione». Sulla stessa lunghezza d'onda anche Enrico Letta: «C'è un solo dato preoccupante, è ripartita l'evasione fiscale». Insomma a quel punto la polemica è solo politica. E Tremonti risponde. Che cosa è accaduto in quelle sei ore? Di tutto e di più. Anzitutto una considerazione generale. Al ministero dell'Economia non hanno digerito il fatto che il bollettino venisse fuori in questa fase. Le Borse, dopo quindici giorni di fuoco, hanno vissuto 48 ore di respiro, con segni positivi. Non è l'uscita dalla crisi ma almeno è s'intravede la luce in fondo al tunnel. Così nelle stanze di via XX settembre si è aperto un autentico summit sulla necessità di replicare. In un primo tempo, secondo quanto spiegano fonti vicine al dossier, la risposta ufficiale era stata assegnata al direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera. Lo stesso Tremonti avrebbe, in un primo tempo, evitato lo scontro diretto. Le critiche riguardavano l'abbassamento di tensione nella lotta all'evasione. Logica, quindi, una risposta nel merito da parte del Dipartimento dell'Economia, Poi i consiglieri di Tremonti hanno intuito che l'affondo di Bankitalia aveva preso una piega più squisitamente politica. Indispensabile uscire allo scoperto, dunque. Alle 19 e 05 è arrivata la nota. Dopo le 20 la precisazione di Palazzo Koch: «I dati non si prestano ad estrapolazioni automatiche della dinamica annuale dell'andamento del gettito fiscale».

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