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Prufumo ritorna un banchiere normale

Alessandro Profumo, Unicredit

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L'isteria che governa le quotazioni dei titoli finanziari in questa fase di mercato non aiuta a fare delle considerazioni a mente fredda. Ciò che è certo è che in molti oggi mettono in discussione, soprtattutto alla luce dei ripetuti mea culpa del banchiere sulla sottovalutazione della portata della crisi, la figura di Profumo. Fra i suoi azionisti forti, al di là delle dichiarazioni di facciata, vi è una spaccatura fra le due maggiori fondazioni con i torinesi della Crt che sostengono l'amministratore delegato convintamente cui fanno da contraltare i veneti della Cariverona, che invece hanno un atteggiamento molto più critico. Gli attriti fra Paolo Biasi, presidente della Fondazione Cariverona, e Profumo erano già iniziati prima del consiglio di domenica scorsa e si erano acuiti per l'intransigenza dimostrata da Profumo su Mediobanca e, soprattutto, per le ambizioni del manager di uscire dall'azionariato di Piazzetta Cuccia. Nonostante le diverse posizioni riguardo all'amministratore delegato il Cda di domenica si è comunque concluso con un applauso che, formalmente, ha rinnovato la fiducia dei consiglieri nel capoazienda. Nonostante questo chi conosce bene il manager si chiede se questi, abituato ad avere una visione di sè estremamnete alta, riuscirà a calarsi nella parte di chi deve risalire la china. Fra gli osservatori milanesi in molti notano che oggi il più fedele alleato di Alessandro Profumo è Cesare Geronzi. Il presidente di Mediobanca ha avuto dure contrapposizioni con il numero uno di Unicredit. Nel momento della difficoltà è stata però Mediobanca, per volontà di Geronzi, a studiare insieme a Merrill Lynch il prestito ibrido convertibile che consentirà di raccogliere capitali senza intaccare i coefficienti patrimoniali. E Mediobanca si è resa immediatamente disponibile a partecipare al consorzio di garanzia per l'inoptato. Tra l'altro in ambienti finanziari milanesi si fa notare come l'aumento di capitale rischia di andare totalmente inoptato visto che per tutti gli azionisti, Fondazioni in testa, è molto più logico sottoscrivere il prestito obbligazionario ibrido, che offre un rendimento complessivo di circa il 10%, piuttosto che nuove azioni. Geronzi inoltre non avrebbe nessun interesse a un'uscita di Profumo anche perchè nel consorzio di garanzia dell'aumento figurano tutti potenziali finanziatori a lui vicini come le Generali, FonSai e i De Agostini. Profumo, spiega una fonte bene informata, non ha perso la fiducia del cda ma ha certamente perso quel potere di interdizione che aveva prima che la crisi lo costringesse a chiedere aiuto. Aiuto che gli è stato fornito a costo della sua normalizzazione. Nei palazzi romani, malignamente, si dice che "Profumo non è più un diverso".

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