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Processo a Milano: il Pm chiede 13 anni per Calisto Tanzi

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A giudizio dei magistrati della procura, Tanzi non deve beneficiare di alcuna attenuante. L'ex patron di Parmalat, nel processo milanese, è accusato di aggiotaggio, ostacolo all'attività degli organi di vigilanza e concorso in falso dei revisori. È accusato insieme ad altri sette imputati e a Italaudit, imputata in base alla legge 231. Nel formulare le richiesta di pena «si è tenuto conto della particolare gravità del reato di aggiotaggio. Anzi quello per cui si procede è stato un aggiotaggio per molti versi irripetibile». È uno dei passaggi della requisitoria finale tenuta ieri in aula dai due pm. Per motivare la loro richiesta, particolarmente dura, l'accusa ha spiegato di avere tenuto conto della «intensità del dolo, delle condizioni personali dei singoli che sono sì incensurati, ma che per anni hanno protratto dei reati». Per tutti, in particolare per Tanzi, l'accusa ha chiesto di non concedere «le attenuanti generiche tenuto conto anche delle motivazioni che hanno spinto ciascuno di loro al delitto e della condotta contemporanea e susseguente ai fatti». La richiesta di pena a 13 anni di reclusione viene contestata da Giampiero Biancolella, legale di Calisto Tanzi se rapportata ai contenuti della requisitoria del Pm, da cui emerge «che la Procura ha delineato una Parmalat che dal 1996 al default ha visto scemare la possibilità di autodeterminazione, giungendo a compiere atti scriteriati, non per l'interesse della società, ma per il soddisfacimento di terzi».

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