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Filippo Caleri [email protected] Ieri è arrivato il primo ...

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Già. Era stato quello il momento di massimo splendore dell'istituto di Piazza Cordusio lanciato nel firmamento delle grandi banche mondiali. Profumo, allora, appariva il vero dominus di un'operazione in cui la Capitalia di Cesare Geronzi sembrava solo preda dell'ansia di crescita di Unicredit. Ora le parti si sono invertite. Geronzi alla fine potrebbe rivelarsi il solido pilastro su cui rifondare un edificio oggi ancora pericolante. Il banchiere di Marino ha infatti costruito in poche ore un'operazione di salvataggio (Mediobanca garantirà l'aumento di capitale in programma) che crea un paracadute importante per la riuscita della ricapitalizzazione. Insomma la cima di salvataggio al banchiere più indipendente e mitteleuropeo arriva proprio dalla Mediobanca da cui voleva prendere le distanze, ritenendola il crocevia degli intrecci del salotto buono dell'imprenditoria italiani, e non sempre rispondenti alle regole ortodosse del capitalismo. Ma così è stato. Anche se ieri Unicredit ha sbandato in Borsa a Piazza Cordusio gli animi restano tranquilli. Ieri l'amministratore delegato, ha cercato una sponda nell'eccezionalità della crisi. Profumo ha detto siamo di fronte a «una crisi che non ha precedenti» dal '29 e che impone alle banche «un maggior bisogno di capitale». «Abbiamo sottovalutato le condizioni del mercato», ha comunque ammesso. Dopo un esordio in caduta libera a Piazza Affari, con ripetute sospensioni al ribasso e perdite fino al 16%, il titolo Unicredit ha mostrato alla fine una miglior tenuta rispetto al collasso dei mercati, perdendo il 5,48% (a 2,91 euro). Ha pesato soprattutto il taglio degli utili attesi, e il calo di credibilità del management, dopo le recenti smentite di operazioni straordinarie sul capitale. L'operazione di rafforzamento patrimoniale sembra però essere stata digerita dalla Borsa. Dopo il via libera dal cda Unicredit, intanto, l'operato di Profumo trova nuovo puntello nelle fondazioni, sgombrando così anche il campo dalle ipotesi di un cambio al vertice. Profumo ha nuovamente smentito di volersi dimettere. La Crt del vice presidente Unicredit, Fabrizio Palenzona (che anche ieri ha fatto la spola fra le sedi di Mediobanca e Unicredit), ha parlato di «leale sostegno». Il via libera della Fondazione Bds verrà formalizzato venerdì («Non potevamo fare altrimenti», ha detto il presidente Gianni Puglisi). Mentre anche Cariverona, Manodori e Carimonte hanno fatto quadrato. L'intervento di Mediobanca sarà invece oggi sul tavolo dei consigli di gestione e sorveglianza di Piazzetta Cuccia. Nella parte di aumento di capitale da 3 miliardi (altri 3,6 miliardi di rafforzamento patrimoniale verranno dalla decisione di pagare il dividendo 2008 con nuove azioni) la banca è anche garante, oltre a fare da advisor per l'intero piano (con Merrill Lynch) ed è impegnata a sottoscrivere fino a 300 milioni di euro del bond convertibile legato all'inoptato. Intanto è emerso che nel terzo trimestre ci sono svalutazioni per 700 milioni di euro nelle attività di investment banking. E tra gli attivi che il gruppo intende dismettere c'è anche il 3,5% di Generali. Dopo la revisione al ribasso dell'utile atteso, l'agenzia Standard & Poor's ha tagliato da stabili a negative le prospettive sul rating Unicredit.

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