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Filippo Caleri [email protected] Niente panico. È il ...

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A quell'ora sono già chiuse quelle orientali e i loro risultati influenzano in nove casi su dieci le aperture delle Borse europee. Meglio spegnere, allora, e non farsi condizionare troppo dalle news. Nessuna corsa dunque verso lo sportello bancario per chiedere la liquidazione del proprio conto corrente e dell'eventuale deposito titoli. Diverse sono le ragioni a favore di un atteggiamento di prudenza. In primo luogo i subprime, e cioè i mutui concessi ai debitori statunitensi meno affidabili, che hanno innescato nell'agosto dello scorso anno la prima crisi, sono rimasti confinati in gran parte nel mondo anglosassone e nella finanza di quei paesi. Certo gli stessi mutui sono poi stati acquistati, spezzettati e immessi all'interno dei famigerati prodotti strutturati venduti dalle banche d'affari in giro per il mondo. Nessuno può ancora valutare quanta parte di questi strumenti è poi finita nelle polizze assicurative italiane ed europee. Ed è questa l'unica alea, non da poco certamente, a cui vanno incontro i sottoscrittori. Il conto sarà chiaro solo al momento della scadenza. Dunque anche in questo caso la strategia è: attesa. Diverso il discorso per i correntisti che possono tranquillamente ascoltare di crolli bancari senza fare una piega. In caso di di fallimento e di liquidazione di una banca, infatti, sono tutelati dal Fondo Interbancario di Tutela dei Deposti. Un meccanismo assicurativo a cui partecipano tutti gli istituti bancari italiani che consente, ai titolari di posizioni in una banca in dissesto, di ottenere fino a 103.291 euro (pari ai vecchi duecento milioni di lire). Un paracadute che mette al sicuro la stragrande maggioranza dei risparmiatori italiani. Da segnalare, inoltre che l'eventualità di un fallimento di una banca commerciale è piuttosto difficile. La strada che viene battuta in casi di fallimento è sempre stata quella della vendita forzata ad un altro soggetto. A volte, anzi la maggior parte delle volte, è lo Stato a subentrare in nome della suprema difesa del risparmio. Pochi anche i motivi di pericolo per chi ha un mutuo o un prestito. In questo caso il sentimento comune interpreterebbe il fallimento di una banca come un colpo di fortuna. A scomparire è infatti il debitore. Va però tenuto presente che in qualche contratto di prestito la banca si riserva la facoltà di chiedere la restituzione immediata dell'intera cifra prestata. L'applicazione di queste clausole è improbabile anche in caso di grosse difficoltà. La soluzione è in ogni caso quella, approfittare della crisi per rileggersi con attenzione le clausole del contratto e approntare da subito una strategia di uscita. Il punto più delicato è quello della sottoscrizione di un fondo o simili gestito da una banca o una finanziaria in difficoltà. Anche in questo caso non bisogna perdere la calma. Non necessariamente, infatti, l'impasse dell'istituto di credito che lo gestisce causa necessariamente la perdita del proprio investimento. Occorre, infatti, capire cosa ha in «pancia» il fondo. Se, per fare un esempio, questo ha investito in titoli di stato, questi non si azzerano certo di valore qualunque cosa accada. Visto che lo stato tecnicamente non può dichiarare bancarotta . In ogni caso il rischio di fallimento di un fondo è ipotesi remota perché esiste esiste una banca depositaria che custodisce le attività e dunque esiste sempre una ricchezza di riserva con la quale soddisfare gli eventuali creditori in caso di crac. Buona parte dei fondi pensione, in particolare, hanno l'obbligo di investire la maggior parte della liquidità in cassa in strumenti a basso rendimento ma anche più solidi, come Bot e Cct. Infine le azioni. Sono sicuramente state falcidiate nel loro valore dalle «batoste» in Borsa degli ultimi mesi. I listini sono scesi in tutto il mondo, però. Chi ha comprato titoli sapeva fin dall'inizio che dava capitale di rischio a un'azienda. Dunque la possibilità di perdere era concreta e messa in conto. Oggi il consiglio è tenere tutto fermo, le perdite sono ormai acclarate, meglio aspettare tempi migliori.

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