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Silvio l'Africano sfida i Grandi

Silvio Berlusconi

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Insomma, non c'è dubbio che l'Africa (e in parte anche il Medio Oriente) sta diventando la nuova passione di Silvio Berlusconi. E non solo perché il Cavaliere ha chiuso dopo decenni l'infinita querelle con la Libia di Gheddafi. Anzi, quello di fine agosto è stato il primo passo verso una strategia più ampia che riporterà l'Africa al centro dell'agenda politica del governo italiano. Già a partire da oggi. Berlusconi infatti è in partenza per New York dove parteciperà alla 63esima assemblea generale dell'Onu. O meglio, dovrebbe partecipare perché il programma del Cavaliere è in tumultuoso divenire al punto che ancora ieri sera la sua missione al Palazzo di Vetro veniva persino messa in forse. La situazione sempre più preoccupante sul fronte Alitalia sta imponendo in queste ore allo staff del presidente del Consiglio un «prosciugamento» degli appuntamenti. Si vedrà. Alitalia o no, piloti o no l'Africa, come spiegherà stamattina il ministro degli Esteri Franco Frattini in una conferenza stampa, sarà al centro dell'azione del governo nelle prossime settimane. Perché da gennaio Berlusconi sarà presidente di turno del G8, un incarico che già gli toccò in occasione del precedente vertice dei paesi più industrializzati del mondo che si svolse in Italia: quello di Genova del 2001. E in quell'occasione, per la prima volta, il summit ebbe un'appendice proprio di confronto sui Paesi più poveri. Fu l'esordio di una sorta di G22, un G8 allargato che portò all'idea di un fondo anti-Aids. Stavolta il Cavaliere ci riprova. Ci riprova proprio all'Onu perché l'assemblea quest'anno avrà all'ordine del giorno due temi (ufficali) su tutti: l'Africa, appunto; e il Millennium Development Goals, gli obiettivi di sviluppo del millennio. Berlusconi vuole ripartire da qui e proprio per questo ha organizzato a New York un grande evento sui Comuni italiani. Il modello italiano per sostenere lo sviluppo, il sistema degli enti locali, radicati sul territorio, e capaci di essere vicini al sistema imprenditoriale. A fare da capofila sarà il sindaco di Milano, Letizia Moratti. E sarà anche un'occasione per presentare a livello internazionale l'Expo 2015 visto che proprio quell'anno il Mdg voluto proprio dalle Nazioni Unite dovrà aver raggiunto i suoi principali target. Saranno questi i temi che Berlusconi affronterà nel suo discorso che dovrebbe tenere al Palazzo di Vetro. Un'occasione che segnerà la prova generale per l'impegno che comincerà a gennaio. Tra l'altro proprio sull'Africa Berlusconi tornerà a incrociare i suoi destini con il suo rivale di sempre: Romano Prodi. Il Professore proprio dieci giorni fa ha ricevuto dalle Nazioni Unite il compito di guidare un gruppo di esperti Onu e dell'Unione africana che si occuperà delle missioni internazionali di peacekeeping nel Continente nero. Certo, si tratta di due ruoli molto diversi. L'incarico di Prodi è più tecnico che politico, limitato nel tempo (scade a dicembre) e non si esagera se lo si considera un contentino affinché l'ultima voce del suo curriculum politico non fosse l'ignomia del governo italiano più detestato della storia. Berlusconi no, vuole fare qualcosa di operativo. E questo lo dimostrano non solo le due tappe preparate, Onu e guida del G8 all'inizio del 2009. Ma lo si evince anche dal calendario degli incontri messi a punto per New York. Il premier ha in cantiere un faccia a faccia con il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon. E soprattuto si è fatto inserire due riunioni di massimo livello: vedrà Cina e India. Ovvero i due Paesi simbolo della crescita mondiale, le due mega-nazioni emblema del sottosviluppo divenuto sviluppo incontenibile, la povertà che si trasforma in ricchezza. Una ricchezza che si sta lanciando alla conquista dell'Africa, in particolare quella subsahariana. Appena nel luglio scorso ha suscitato vive proteste l'intenzione della Cina di entrare in competizione con il Giappone per un ingente quantitativo di avorio che avrebbe provocato la morte di 7299 elefanti. Ricchezza che sfocia nel lusso sfrenato. Ma al di là degli aspetti più coloriti, i dati parlano chiaro. Il commercio bilaterale Cina-Africa si è triplicato tra il 2001 e il 2005. Le esportazioni africane verso la Cina si sono moltiplicate per dodici volte tra il '99 e il 2005. Gli investimenti cinesi hanno segnato un +327% soltanto nel biennio 2003-04. Non è assurdo sostenere che mentre il mondo occidentale si fermava per la crisi, i Grandi dell'Asia si compravano il Continente più povero ma più ricco di materie prime. Africa, Cina, India: tutto si tiene nel disegno berlusconiano. Il G8 dell'anno prossimo infatti sarà una sorta di G13, allargato costantemente a cinque Paesi: Cina e India, appunto, ma anche Brasile, Messico e, infine, Sud Africa. Insomma, Berlusconi vuole tornare ad incidere sullo scenario internazionale. E sa che il prossimo G8 è un'occasione da non perdere.

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