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A Fiumicino in scena la festa dell'assurdo

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Il viso segnato dai giorni di protesta, il megafono al collo e ancora tanta voglia di farsi sentire: «La Lega lombarda ha spinto affinché la Cai rilevasse l'Alitalia per incrementare i voli su Malpensa», dice Frati «ma per fortuna alla fine non ce l'hanno fatta. Noi chiediamo al governo di assumersi le proprie responsabilità e nazionalizzare la compagnia». Le stesse aspettative di Emilio che, come tanti altri, accetta di raccontarsi ma senza dichiarare il cognome: «Lavoro in Alitalia da 35 anni. Ora aspettiamo che la politica faccia quello che si dovrebbe fare in un paese serio e democratico, senza scaricare la colpa sui cinque sindacati». «Non siamo arrabbiati - precisa Marina, da dieci anni al call center della compagnia di bandiera - abbiamo "solo" l'ansia addosso 24 ore su 24 ma, attualmente, qualsiasi proposta alternativa a quella di Cai è migliore. Non credo che ci sia da gioire per il naufragio della trattativa ma almeno per noi potrebbero esserci nuove speranze». Tra i manifestanti anche Diana, incinta di 4 mesi, e da undici anni dipendente della Federdistribution: «Anche mio marito lavora per l'Alitalia, senz'altro non è il momento migliore per mettere in cantiere un figlio visto che rischiamo di perdere il lavoro entrambi. È anche difficile sapere, con esattezza, a cosa andiamo incontro perché noi i documenti non li vediamo mai: sappiamo le cose "per sentito dire"». Amarezza e tristezza, questo riflettono gli occhi di Luigi, revisore di motori da nove anni, mentre gira le dita e racconta: «Ci hanno detto di non intervenire sull'ultimo motore, di rimballarlo e di farlo tornare in Germania e nelle mie condizioni ci sono altri 450 lavoratori. Se le cose stanno come credo, tra due giorni non ci sarà più lavoro e io ho una famiglia da mantenere». «Sono contento che Cai non abbia firmato - esordisce Angelo, 40 anni, dal '94 in Alitalia servizi - e spero che adesso arrivino delle proposte migliori. Ho due figli da mantenere e alla mia età trovare un altro posto non è certo semplice». E il futuro dei figli è senza dubbio il punto nevralgico delle famiglie che rischiano di perdere lo stipendio come testimonia anche Silvia De Andreis, assistente di volo da 25 anni e mamma di tre ragazzi: «Il più grande, di 21 anni, mi ha chiesto se, data la situazione, era il caso che andasse a lavorare per dare una mano». «Anche Alitalia è una grande famiglia - dice Silvia - se ci fosse una madre ai vertici, taglierebbe i rami secchi e la farebbe rinascere».

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