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Vezzali come un doping: "Presidente, può toccarmi"

Berlusconi

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Non lo rallegravano i numeri: né lo zero carbonella dei comunisti in giro, ormai mascherati da bimbetti con il grembiulino per mangiarsi tra loro; né il 67 della percentuale bulgara del consenso al governo, né il 120 dell'età (complice Don Verzè e le sue ricerche scientifiche) alla quale mira. Un altro mezzo secolo al proscenio, con Villa Certosa da allargare a tutta la Sardegna e un pezzo di Corsica, e il jet privato da ribattezzare "Forza Alitalia". Basta quello, con lui alla cloche, e per gli altri si vedrà. E poi, non poteva mica fare il battutaro, con quella scritta alle spalle, "Ore decisive", che neppure in un thriller di Bruce Willis. Così, parlando delle sorti delle compagnia di bandiera, lo vedevi esitare, rallentare, sfumare le frasi, abbassare la voce nel sottofinale del monologo. Come un primo attore che non ne possa più del copione. Finché. Finché. Finché. Finché non si presentava al suo cospetto una leggenda della scherma come Valentina Vezzali, mica un'aspirante velina scartata da Greggio. Quella, con la sua cofana di medaglie luccicanti al collo, gli portava in dono un fioretto autografato e personalizzato, attaccando un pistolotto che generava sospetti di doping sentimentale: «Sono sicura che con persone come lei e come me, che tutti i giorni si allenano con sacrifici e che credono in grandi traguardi, l'Italia un giorno potrà guardare a testa alta tutte le altre nazioni». Lui la guardava tra il compiaciuto e lo sbalordito, attentissimo a non farsi infilzare: e poi, che diamine, semmai a Silvio serve lo spadone da Artù, quello delle investiture, mica un ferro da calza qualsiasi. Ma Vale insiste, vorrebbe incrociare le lame con il presidentissimo, lì in studio. È in quel momento che parte uno sketch che vale secoli di Bagaglino, condanna alla disoccupazione la Guzzanti, e che sarà consegnato alla gloria imperitura di Blob e Youtube. Berlusconi offre galante la resa: «Una donna come lei non la "toccherei" nemmeno con un fiore», ma la Vezzali gli si para a un centimetro dalla faccia, spalanca gli occhioni, sopra la sua testa vola un fumetto con le parole "Baciami stupido". Con quella chioma d'oro e quegli occhi languidi pare la copia di Veronica. Ma non la signora di Macherio, no. La diva degli anni Quaranta, Veronica Lake. E dice: «Presidente, da lei mi farei veramente "toccare"». Trionfo, giubilo, tripudio, gli angeli del doppio senso planano a via Teulada per vigilare sulle sorti (politiche? Sportive? In Polizia?) della dea olimpica, una volta che avrà appeso il fioretto (il suo) al chiodo e meditato sulla gaffe successiva, quella della mamma anziana che non riesce a fare la spesa. «Ha settant'anni». Men che coetanea del pigmalione di Palazzo Chigi. Però il siparietto scuote Silvione, che accelera come Rossi sotto il diluvio. È piacevolmente confuso dalle lusinghe, e sbanda: per due volte il buon Vespa viene scambiato per un altro, e non uno qualsiasi «Mi consenta, dottor Fede...». Il padrone di casa tiene signorilmente botta, fin quando non ne può più: «Se lei continua a chiamarmi Fede la fiducia in lei crollerà, in questo studio». L'altro esce dall'angolo con la gag di lui e Confalonieri che controllano il reciproco «rincretinimento», ma l'anchorman si vendicherà, di lì a poco, con un «tu» che sgretola il codice del dialogo televisivo con un ospite di riguardo. Berlusconi ormai gioca di rimessa: racconta di quando, dai Salesiani, etc. etc. «Anzi, poi in privato, caro Vespa, le rivelerò una cosa divertente, se mi promette di non dirla in giro». A quel punto, milioni di telespettatori insonni si sentono raggirati, tagliati via da un sodalizio inviolabile: per cinque minuti, la percentuale bulgara scende al 3 per cento. Occorre un colpo di teatro: arriva Miriam Leone, la nuova miss Italia, molto graziosa e per niente oca, che si lancia con sensatezza in una riflessione sul maestro unico a scuola. Vespa è lì in agguato: «Presidente, ma questa ragazza incarna la bellezza mediterranea?». Silvione ci rimugina su con un «eeeeeeeeeeeeeehhhhhh» che dura venti minuti. Poi pensa alla moglie che lo aspetta a casa, si prospetta un'altra serata mica semplice. «Da presidente del consiglio mi astengo dal dare queste risposte». Del resto, Miriam è rossa. Di capelli.

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