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«Ora tutti in silenzio per salvare il posto»

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«Non ci siamo arresi» sottolinea Alberto Giusti, della Filt territoriale area vettori di Fiumicino, «la cessazione della protesta ha un preciso significato: è una presa di posizione etica. È il silenzio rispettoso e responsabile dell'attesa». È la stasi della grande attesa sofferta, di chi incrocia le dita dietro la schiena e spera che, finalmente, nei progetti futuri dell'Alitalia ci sia il riconoscimento del capitale umano e della professionalità dei dipendenti. Ed è così che bandiere e striscioni hanno lasciato le strade vuote, il popolo dei manifestanti ha abbassato la voce e ha abbandonato i marciapiedi per lanciare un messaggio importante, non meno di quello che gridava il giorno prima. Solo le camionette della polizia e dei carabinieri rimangono a testimonianza della protesta. Militari annoiati passeggiano con il giubbetto antiproiettili, parlando tra loro. Un drappello di giornalisti, seduti a terra o appoggiati stancamente alle mura dei palazzi, sfoglia i taccuini, si guarda attorno a caccia di un movimento inaspettato da catturare. Accanto ai mezzi delle forze dell'ordine i camioncini della televisione: i tecnici aggiustano le parabole, puliscono gli obiettivi delle telecamere tra un sorso d'acqua e un morso a un panino. Silenzio. «Vogliamo dare alle parti il tempo di trovare una soluzione, un accordo che tenga conto dei lavoratori», dice Giusti «la paura non manca ma c'è dignità e determinazione per combattere contro un palese tentativo di cancellare i diritti dei dipendenti». La grande attesa convulsa di chi ha scelto la via dell'astensione dalla protesta per sottolineare il dramma.

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