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Castelli: «Ma erano tutte misure già previste dalla legge Bossi-Fini»

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Paradigmatico è il caso relativo alla necessità di diminuire la pressione sul nostro sistema penitenziario». Lo dichiara il sottosegretario al ministero delle Infrastrutture e trasporti, Roberto Castelli. «Tra le norme pensate come più efficaci - prosegue l'ex ministro della Giustizia - vi è anche quella relativa alla possibilità di espellere i detenuti stranieri. Su questo punto divampa la polemica e su di essa come al solito i "cervelloni" della sinistra in generale e di "Repubblica" in particolare, distillando dall'alto la loro scienza, ci fanno sapere che è una norma impossibile da applicare. Ci si dimentica che detta norma non soltanto è assolutamente razionale e applicabile, ma è in vigore dal settembre 2002, essendo contenuta nell'articolo 15 della Bossi-Fini che, ad esermpio, con il comma 1 consente al giudice di sostituire, per i reati che prevedono pene fino a due anni, la detenzione con l'espulsione per almeno 5 anni. Per i delitti più gravi feci io gli accordi con Albania e Romania perchè i detenuti scontassero la pena nel loro Paese. Una norma mai applicata. Invece la Bossi-Fini, favorevole ai condannati - sottolinea il sottosegretario - consentendogli la libertà purchè non tornino in Italia, è in vigore da tempo e ha consentito nel periodo tra il 2002 e il 2006 di allontanare migliaia di individui: circa 100 al mese. Nei due anni del governo Prodi questa prassi è scomparsa, essendole stati preferiti modi più sbrigativi e disdicevoli, quali l'indulto. Occorre - conclude Castelli - rivitalizzarla perchè si è dimostrata di grande efficacia e nessuno ha mai sollevato critiche o obiezioni».

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