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Impronte ai rom, l'Europa promuove l'Italia

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La valutazione della Commissione europea sulle misure adottate per affrontare l'emergenza nomadi è largamente positiva. La portavoce del commissario ha spiegato che «non c'è nessuna raccolta sistematica delle impronte digitali ma il provvedimento ha il solo fine di identificare le persone quando non sono in possesso di un documento o, comunque, come estrema ratio. Questo vale in particolare per i minori nei confronti dei quali la raccolta dei dati dattiloscopici è limitata solo ai casi strettamente necessari per l'identificazione». Il giudizio che viene dall'Europa sgombra il campo da tutte le polemiche sollevate dall'opposizione che vede in queste misure una violazione dei diritti umani. Ma la presa di posizione della Commissione è ancora più importante perché boccia la risoluzione adottata dall'Europarlamento lo scorso 10 luglio in cui si chiedeva all'Italia di sospendere la raccolta delle impronte digitali giudicate «una discriminazione etnica e razziale». Proprio Strasburgo aveva chiesto al governo italiano di attendere la valutazione della Commissione. Ora che la valutazione è arrivata il ministro dell'Interno Maroni può esprimere tutta la propria soddisfazione: «Le analisi della Commissione sono rigorose e severe ma mai basate su pregiudizi politici o ideologici: ciò rende il nostro lavoro sereno».

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