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«Non rappresentano più gli italiani e non fanno gli interessi del Paese»

Cgil

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Parola di Stefano Livadiotti, giornalista dell'«Espresso» e autore del libro «L'Altra Casta». Che succede nel sindacato italiano? «Il sindacato ha grandi meriti, che nessuno si sogna di disconoscere, ma che ha cominciato a sciupare 15 anni fa, dopo l'accordo sulla concertazione con Ciampi nel '93. Oggi sta vivendo una crisi di immagine: solo il 5,1% degli italiani si sente adeguatamente rappresentato dalla triplice, i cui leader sono visti come "signori no" che non fanno gli interessi del Paese. E poi c'è un paradosso...». Quale? «Il sindacato ha perso forza e consensi nell'opinione pubblica. Il tasso di sindacalizzazione, cioè la percentuale di iscritti sul totale dei lavoratori, ha raggiunto il suo massimo storico nel 1980 con il 49%. Oggi siamo al 33%. Malgrado questo calo, il nostro resta il più potente sindacato europeo, fatta eccezione per la Scandinavia. Eppure le buste paga sono le più leggere». Perché lei parla di Casta? «Fare il sindacalista è diventata una professione. Il sindacato si occupa sempre meno del suo "core business", la tutela delle buste paga e della sicurezza sul lavoro. I suoi capi parlano di tutto, sono sempre più presenti nelle beghe di Palazzo e sempre meno nelle fabbriche. Gli ultimi dieci segretari generali sono tutti entrati in politica». Come giudica il loro comportamento nella vertenza Alitalia? «Mi sembra che i vertici siano più estremisti della base e che ballino sull'orlo del precipizio, senza alcun senso di responsabilità. Nel 2007 gli scioperi hanno causato all'Alitalia 11 milioni di mancati introiti. Quando ci fu l'asta, ogni giorno c'era un nuovo veto e i soggetti interessati si sono dileguati. I russi scrissero a Prodi che se ne erano andati perché i nostri sindacati erano peggio di quelli dell'ex Urss. Con Air France si parlava di 2100 esuberi e i sindacati hanno detto no. Ora gli esuberi sono tra i 5000 e i 7000: come lo spiegheranno ai loro iscritti?». La Cgil rischia di isolarsi dal resto della triplice. Cisl e Uil sembrano favorevoli a un'intesa, Epifani no. Come finirà? «Sui contratti con medici e commercianti la Cgil non ha firmato, gli altri due si. Nella trattativa con Confindustria sulla riforma del sistema contrattuale sta frenando. Tra qualche giorno con Alitalia bisogna chiudere e, sinceramente, non so come ne uscirà Epifani». Il ruolo del sindacato, tuttavia, resta fondamentale... «Nessuno ha interesse ad avere un sindacato indebolito. Però il problema è consentire al Paese di fare le riforme e modernizzarsi. Prendiamo la pubblica amministrazione. Sia con Prodi, sia con Brunetta i sindacati hanno fatto fuoco e fiamme. Ma i "fannulloni" ci sono, la PA è una palla al piede dell'Italia e non si può affrontare la questione con una contrapposizione ideologica». Come se ne esce? «L'unica via è un'autoriforma. Nei prossimi giorni avremo due importanti banchi di prova, Alitalia e i contratti. Da lì si capirà se c'è spazio per l'ottimismo».

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