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«Gli imprenditori fanno affari non politica»

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Insomma basta con questi retroscena». Guidalberto Guidi, uno dei big di Confindustria, membro del direttivo di Viale dell'Astronomia e presidente dell'Anie, l'associazione delle imprese elettromeccaniche, mette un punto ai commenti giornalistici circa una transumanza di alcuni imprenditori e banchieri «in quota» al centrosinistra verso il centrodestra. Non crede quindi a una diaspora dei poteri forti dal centrosinistra? «Sulle fedi politiche degli imprenditori io sarei molto cauto. L'imprenditore deve fare il suo mestiere che è quello di valutare l'utile dell'azienda. Certo forse qualche imprenditore si è esposto più di altri ma siccome si fa impresa in un Paese regolato dalla politica, bisogna tenerne conto. Non conosco chi agisce in contrasto con la propria attività perchè guidato da una fede politica». Cosa pensa del piano di salvataggio dell'Alitalia? «Che ci sia un gruppo di imprenditori pronto a investire 1 miliardo di euro, è un segnale concreto di interesse. Conosco l'80% di quelli che fanno parte della nuova società e so che nessuno si diverte a buttare via i soldi. Il che vuol dire che credono nel progetto industriale e scommettono sulla possibilità di trarne ricchezza». In questo caso però lo Stato si accolla debiti e esuberi. Lei ha sempre creduto nel mercato, che ne pensa? «Nonostante nel mio Dna ci sia la convinzione che le aziende che non funzionano, è giusto che falliscano per poi ricominciare da zero, vedo però ultimamente esempi in Francia, Germania e Stati Uniti di interventi pubblici nel caso di aziende rilevanti a livello nazionale». Meglio quindi questa operazione che la vendita a Air France? «Non conosco nel dettaglio l'operazione con Air France ma conosco i francesi al punto che sono sicuro che ne avrebbero fatto una colonia del loro impero. Questa è una soluzione che ha dei punti di forza. Colaninno ha una notevole esperienza nelle ristrutturazioni e Sabelli è un manager di livello. E poi il governo è riuscito a conservare l'italianità della compagnia che è un fatto importante. Certo c'è il problema degli esuberi ma tutti sapevamo che le regole andavano riscritte». Ma il settore privato è pronto a assorbire i 7 mila esuberi che si prospettano? «Il settore manifatturiero di sicuro no. Le aziende stanno riducendo il personale e si prospeta un altro anno di crisi. Penso piuttosto che le professionalità in esubero dell'Alitalia potrebbero trovare sbocco nel settore del turismo e dei servizi. E se, come si dice, ci saranno gli incentivi, l'inserimento diventerà più facile». Lei viaggia spesso, non è preoccupato dal ridimensionamento delle rotte dell'Alitalia e dalla prospettiva di rincari nella tratta Roma Milano? «Da circa due anni ho riscoperto lo spostamento in treno. Per andare da Roma a Milano o da Bologna a Roma e Milano è l'ideale. Sono sicuro che la concorrenza ai voli su base nazionale verrà presto dalle ferrovie. Anzi il governo dovrebbe tornare a investire sul trasporto su ferro».

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