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Firenze, vacilla la fortezza del Pd

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Molto dipende da come le elezioni del sindaco saranno organizzate. Se si trasformano in un banco di prova nazionale, se lo sfondo amministrativo perde consistenza a favore di quello squisitamente politico e se il candidato del Pd per le primarie viene scelto dall'alto, da Roma, allora le cose potrebbero mettersi davvero male. Non a caso ieri il sindaco uscente (e presidente dell'Anci) Leonardo Domenici ha battuto i pugni sul tavolo: «Il Pd non deve rinunciare alla direzione politica, delegando alle primarie o alla coalizione le questioni di leadership e programmi», ha detto alla festa della Fortezza da Basso. «È concepibile che Firenze, dove il Pd ha ottenuto il 48,7 per cento alle scorse elezioni alla Camera, non abbia l'onore e l'onere di esprimere il candidato sindaco?», si è chiesto retoricamente. Domenici ha anche fatto riferimento a una dichiarazione di Antonio Di Pietro, che ha parlato di un pericolo per il centrosinistra nel capoluogo toscano e a Bologna. «Se qualcuno, soprattutto di un'altra parte politica, dice che si rischia di perdere le elezioni - ha osservato - mi viene il dubbio che si accinga a dare il proprio contributo affinché questo avvenga». La coalizione fiorentina, poi, oltre che da Idv, Sd, Verdi e Socialisti, conta dell'appoggio «parziale» di Pdci e Prc. Un supporto traballante che rende le cose più difficili, come Domenici ha ricordato: «Qui in Toscana non c'è stata solo un'opposizione di destra ma anche di sinistra e non credo sia facile raggiungere con loro accordi politici programmatici». Anche per questo, «l'apertura alle realtà locali non è un problema del Pd ma della vita politica nazionale, ed è essenziale per ridare slancio all'azione politica», ha concluso il sindaco, che potrebbe presentarsi alle europee. In una situazione così complessa e delicata il braccio di ferro fra la Capitale e Firenze è fondamentale. Il dato di fatto è che il vecchio Pci non è mai arrivato neanche al 40%. E per ripetere il successo dello scorso aprile, secondo militanti e dirigenti locali, si deve puntare sulla città, sul suo sviluppo e sul tipo di amministrazione che gli si vuol dare. Perciò è importante che il candidato Pd alle primarie venga scelto qui, nel centro del «sistema toscano». Invece da Roma viene «paracadutata» la candidatura (ufficiosa) di Achille Serra, che a Firenze ha lasciato un ottimo ricordo quando era prefetto durante il Social forum del 2002. «Ma così - spiega un militante che vuol restare anonimo - si mette un cappello politico alle comunali. Questo non può non farci male. Come, invece, ci farebbe bene se la destra candidasse Bonaiuti. Perché caratterizzerebbe in senso politico le elezioni. E ci regalerebbe la vittoria».

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