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D'accordo su tutto. Rimini "benedice" l'alleanza tra Alemanno e Formigoni

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Ma una cosa è certa: l'asse tra Roberto Formigoni e Gianni Alemanno c'è e da oggi, a Roma, dovranno farci i conti. In realtà quello tra il sindaco della Capitale e il popolo di Cl è un feeling collaudato tanto che lui stesso, appena arrivato nei padiglioni della Fiera, non esita a descrivere la kermesse riminese come «un appuntamento fisso nella vita politica, ma anche personale». Quello che colpisce, semmai, è la totale sintonia tra il primo cittadino e il governatore lombardo. E pensare che, visivamente, i due sembrano mondi distantissimi. Perfettamente pettinato Formigoni che, nonostante giochi in casa, non rinuncia a giacca e cravatta. Più scapigliato Alemanno che, pur indossando un vestito scuro, preferisce presentarsi con la camicia bianca aperta. Eppure, quando aprono bocca, sembra di sentire un disco rotto. Perfettamente d'accordo sulla inopportunità di reintrodurre l'Ici anche se entrambi aprono alla possibilità di tassazioni alternative. Perfettamente d'accordo su un ritorno di fiamma con gli ex alleati dell'Udc («sulla scia del Partito popolare europeo che è la nostra casa comune» dice Formigoni, «i processi di allargamento e di alleanze sono sempre positivi» risponde Alemanno). Perfettamente d'accordo anche nel giudicare la bozza sul federalismo messa a punto da Roberto Calderoli come un contributo positivo purché non favorisca un nuovo tipo di centralismo e sia, anzi, uno «strumento per organizzare il governo della sussidiarietà». C'è un punto, però, che trasforma la sintonia tra due amministratori locali che militano nello stesso schieramento in una spada di Damocle sulla testa della maggioranza. Succede quando i due cominciano a parlare del Pdl. Il concetto è semplice, ma ripetuto ossessivamente: il nuovo partito dovrà essere aperto, partecipativo e soprattutto democratico. Un partito dove gli iscritti contino. «Bisogna rilanciare la dimensione della militanza - avverte Formigoni - eliminando il più possibile le burocrazie di partito». «Dovrà essere fatto un grande sforzo - gli fa eco Alemanno - per radicare il partito nelle periferie». Ed è difficile non scorgere, dietro queste parole, un messaggio chiaro a chi a Roma, in questi mesi, ha cominciato a mettere mano alla costruzione del nuovo soggetto. Quando poi i due rilanciano la necessità di introdurre le preferenze nel sistema di voto (Formigoni si spinge fino al punto di ipotizzare primarie regolate per legge in modo da favorire una «democrazia diretta»), il dado è tratto. O il Pdl terrà conto di chi raccoglie consensi sul territorio e nella società, o non sarà. Il resto è solo cemento gettato sulle fondamenta di un'alleanza che, almeno per ora, appare indistruttibile. La platea del Meeting tributa applausi calorosi al sindaco di Roma e, in serata, Alemanno, malgrado la febbre, è stato fra gli ospiti d'onore (con lui anche i ministri Angelino Alfano, Mariastella Gelmini e Maurizio Sacconi) nell'annuale incontro organizzato dalla Rete Italia, network che raccoglie i politici vicini al governatore lombardo, in un teatro riminese. A buon intenditor, poche parole.  

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