Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Frattini: "In Georgia ci saranno anche i Carabinieri"

Franco Frattini

  • a
  • a
  • a

Il responsabile della Farnesina, poi, ha annunciato che tra gli osservatori dell'Osce (l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) che raggiungeranno presto il Paese del Caucaso ci saranno anche una decina di carabinieri. Ministro, sul ritiro russo nelle ultime ore si sono susseguite voci di segno opposto. Che succede? «Ho parlato oggi con il ministro Serghei Lavrov, che mi ha confermato il ritiro dalla Georgia a cominciare dalle dodici di domani e anche il rispetto del piano Ue. Tra l'altro, con l'occasione, l'ho incoraggiato al lancio della missione di osservatori Osce e lui mi ha detto che è favorevole. Quindi, domani a Vienna gli ambasciatori dell'Osce potranno riunirsi e promuovere la missione di monitoraggio del territorio con cento uomini non armati. Tra questi ci dovrebbero essere anche una decina di carabinieri italiani». Proprio a tale proposito, sembra che ci siano difficoltà, soprattutto nella zona intorno alla capitale georgiana, per gli aiuti umanitari. Che ruolo ha e avrà il nostro Paese? «Nel supporto umanitario l'Italia è in prima linea. Un aereo italiano è partito oggi, il secondo partirà fra mercoledì e giovedì e abbiamo dedicato a quest'intervento seicentomila euro. In programma c'è anche l'invio di cucine da campo e attrezzature varie per provvedere ai bisogni di un migliaio di persone. Un'iniziativa molto apprezzata dal governo georgiano». Per una volta, anche grazie al presidente di turno della Commissione Sarkozy, l'azione europea è stata immediata ed efficace. «È stato un ruolo importante. Francia e Germania hanno costituito un asse trilaterale con l'Italia e il vecchio Continente ha dimostrato la volontà di essere equilibrata mandando, da un lato, aiuti e, dall'altro, lanciando un monito ai russi. Il messaggio diceva: la guerra fredda è finita per sempre, non si possono più tollerare muri in Europa. Un atteggiamento che trae origine dallo spirito di Pratica di Mare, inaugurato da Berlusconi nel 2001 e che vuole la Russia come partner strategico della Nato». Una partnership che oggi sembra molto in forse, considerando gli avvertimenti-minaccia di Bush a Putin... «Dipende soprattutto dalla Russia. Ma noi dobbiamo offrirle questa possibilità». La Georgia nella Nato, la Russia nel Wto e nel G8. Che possibilità ci sono di raggiungere questi obiettivi? «I due argomenti devono essere tenuti distanti. Sarebbe sbagliato impedire alla Russia di far parte del Wto, piegando così le regole internazionali a finalità politiche. Putin ha reagito a una provocazione in modo sproporzionato, è vero. Però non è giusto congelare i rapporti con i russi. Pensi all'Iran e all'Afghanistan. Il contributo russo è essenziale per fermare l'atomica iraniana e per stabilizzare la situazione afgana. Ma altrettanto pericoloso sarebbe far entrare la Georgia nella Nato se non raggiunge tutte le condizioni previste dal trattato. E il conflitto interno a uno Stato è una delle condizioni ostative». Quanto ha contato la mediazione di Berlusconi nella soluzione della crisi? «Dopo quella a Dmitri Medvedev, la seconda telefonata di Sarkozy è stata a Berlusconi, al quale il presidente francese ha chiesto un contributo italiano. Il premier ha chiamato Putin e l'effetto della telefonata l'ho verificato parlando con il mio collega russo: è stato molto positivo». La Russia teme che la Polonia e l'Ucraina entrino a far parte del programma di scudo missilistico Usa e ha parlato chiaramente del rischio di un attacco atomico. È un'ipotesi credibile? «La Russia non può e non deve minacciare i partner dell'Ue e della Nato. In base al trattato, poi, noi siamo vincolati a sostenere la Polonia, come sarebbe accaduto se la Georgia fosse stata nell'Alleanza atlantica. Comunque parliamo di minacce che giungono dalle alte gerarchie militari e che, secondo me, hanno soltanto una funzione deterrente. Noi le rispediamo al mittente». Il presidente georgiano è affidabile come «amico» e alleato dell'Occidente? «Mikhail Saakashvili è un'amico dell'Occidente e l'Italia ha eccellenti rapporti con la Georgia. Ma la sua è stata una reazione poco prudente, che pagherà politicamente. Forse aveva nelle orecchie le parole di Condoleeza Rice. E tuttavia non poteva pensare che si traducessero in un intervento militare americano contro la Russia». Quanto ha contato la questione-petrolio nell'intervento russo in Georgia? «Non molto, credo. La partita principale è l'allargamento della Nato ad Est. Per la Russia, l'ingresso di Georgia e Ucraina è una provocazione. E la sua reazione, dunque, è prevedibile».

Dai blog