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Silvio accelera: "Pdl già ad agosto"

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Una meta ribadita più volte, leit motiv della campagna elettorale delle ultime Politiche; un traguardo ambito da tutti i partiti che ne faranno parte (a cominciare dai due big Fi e An), su cui già si sta lavorando; una fusione su cui però, nelle ultime settimane si è andato diffondendo negli ambienti di Palazzo un tam tam di interrogativi: «Da dove si parte?», «Quali le quote di Fi e An?», «Chi deve fare cosa?» «E i partiti piccoli?». Per qualcuno si trattava di «semplici questioni organizzative da risolvere», per altri, la questione era un po' più seria, «dovendo ancora capire bene come agire, soprattutto a livello territoriale, altrimenti sarà un vero caos...». A scanso di ogni equivoco e, soprattutto, per accelerare i tempi di costruzione del nuovo soggetto politico, Silvio Berlusconi ha organizzato, nei giorni scorsi, una serie di riunioni a palazzo Grazioli, l'ultima poco prima di partire per le vacanze: intorno al tavolo del premier c'erano il reggente di An Ignazio La Russa, il coordinatore di Fi Denis Verdini e Gianfranco Rotondi, ministro per l'Attuazione del Programma. Idea comune: non perdere tempo. Da qui, carta e penna alla mano, è stato preparato un planning di lavoro: prima tappa il 18 agosto, data in cui è stata fissata (forse nella villa in Sardegna del presidente del Consiglio) la riunione della commissione statuto che si occuperà di redigere la bozza di regolamento del Pdl. Il documento elaborato dai "saggi" delle regole sarà poi la base di discussione su cui si concentrerà il comitato costituente del partito, organo presieduto proprio da La Russa e Verdini, convocato a Roma per il 10 settembre. A sbloccare un po' una situazione di stallo è stata l'intesa raggiunta tra An e Fi proprio sulle quote di partecipazione all'interno degli organismi dirigenti: ad An va il 30% della rappresentanza mentre al partito di via dell'Umiltà il 70%, inglobando però tutti i partiti piccoli (Dca, Nuovo Psi e Popolari liberali). Superato lo scoglio delle quote la strada dovrebbe essere un po' più in discesa, anche se, ancora, qualche nodo da sciogliere rimane. La tabella di marcia pidiellina prevede, inoltre, la festa a Milano a fine settembre, e a gennaio il primo congresso, in cui, come ha spiegato lo stesso Berlusconi qualche sera fa, «dovrà ovviamente esprimere il reggente del nuovo partito», scelto «con regole democratiche». Sull'identikit di colui che guiderà il Pdl si sono già avviate valutazioni, si sono esternate perplessità, si è fatta anche qualche previsione. Persino ieri: in una calda domenica agostana la questione della leadership del Pdl ha praticamente tenuto banco, con un botta-risposta lanciato dalle varie località di vacanza. Se Gasparri, dalle pagine di Libero, avanza tre nomi papabili, Tremonti, Fini e Formigoni, Gianfranco Rotondi è più cauto: «In politica non ci sono eredità. Berlusconi è Berlusconi, governerà ancora a lungo l'Italia e il Pdl. Il dopo chi vivrà lo vedrà». Per Italo Bocchino il dibattito sulla leadership del Pdl «è prematuro e inutile». In serata, ci pensa Fabrizio Cicchitto a mettere il punto: «Detto che ovviamente il leader del Pdl è il presidente Silvio Berlusconi, il resto, a cominciare dall'eventuale indicazione di un cosiddetto reggente con modalità di nomina e caratterizzazione politica, appartiene alle fantasie tipiche delle notti di metà agosto».

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