Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il mondo politico si stringe attorno alla famiglia di ...

default_image

  • a
  • a
  • a

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso «sincero cordoglio». Mentre il Pd resta in imbarazzo. «Affettuosa vicinanza» da Silvio Berlusconi. Gianfranco Fini e Renato Schifani hanno portato la vicinanza di tutto il Parlamento. «Per lunghi anni - ha ricordato Napolitano - Antonio Gava ha assolto ruoli di primo piano nella vita di partito, nel parlamento e nel governo, incidendo fortemente nella realtà politica di Napoli e della Campania». Dalla sua Castellamare di Stabia, Gava è arrivato alla Camera nel 1972, seguendo le orme del padre Silvio, senatore e ministro democristiano. Il cappello a falde larghe, il bastone e il sigaro in bocca, il "vicerè" di Napoli, forte del primato in Campania, ha determinato ascese e declini nella Democrazia cristiana. Gli rendono ora onore gli eredi di quella tradizione, dall'amico Gianfranco Rotondi, all'ex capo di gabinetto, oggi senatore, Raffaele Lauro, da Clemente Mastella («scompare un grande uomo politico» ha detto), fino al deputato del Pd Enzo Carra. «Ma la sua morte non cancella - secondo Silvio Berlusconi - il torto che Antonio Gava ha subito: ricordo il calvario giudiziario che ne ha minato la salute per un'accusa infamante e infondata». Nel 1993 un avviso di garanzia per associazione mafiosa, in seguito alle accuse di un camorrista pentito, hanno portato il leader della Dc campana in carcere. Poi gli arresti domiciliari e 13 anni di udienze e sentenze, fino all'assoluzione definitiva. Oggi il presidente emerito Francesco Cossiga accusa: «Antonio Gava è l'ultima vittima della persecuzione della magistratura militante italiana». E Pier Ferdinando Casini sostiene: «È giusto riconoscere gli errori della Democrazia cristiana e dei suoi uomini, ma non si può dimenticare la stagione del giustizialismo che ha decretato la colpevolezza di leader politici, li ha esposti all'esecrazione pubblica salvo poi riconoscerne l'innocenza». Una vita divisa in due dallo spartiacque di Tangentopoli, quella di Antonio Gava. Due oggi le cerimonie funebri: a Roma prima, a Castellammare di Stabia poi, nel cuore di quel territorio di cui fu un vero "ras". Angelo Gava, figlio di Antonio, particolarmente felice per il messaggio di Cossiga, ha voluto ricordare gli anni più duri e la piena assoluzione, per rendere giustizia al padre, che «è stato un perseguitato politico, ma nonostante tutto ha sempre difeso la buona fede dei magistrati. Si è messo da parte - ha detto - senza mai provare rancore per nessuno. Ne vado fiero».

Dai blog