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Finanziaria, tra i ministri è già tensione sui tagli

Tremonti

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Fatto sta che, in vista dei tagli alla spesa che i singoli ministeri dovranno decidere entro settembre, qualcuno comincia già a storcere il naso. E non si tratta di un ministro qualunque, ma di Sandro Bondi. Uno che difficilmente alza la voce. Stavolta, però, la situazione è diversa tanto che il titolare dei Beni Culturali decide di scrivere, al collega di partito e di governo, una lettera aperta. E di pubblicarla su Il Giornale. Così Bondi spiega di non volersi considerare «un ministro che bussa alla porta di Giulio Tremonti per chiedere favori o per implorare un trattamento di clemenza nei tagli da effettuare» perché lui, aggiunge, vuole solo tutelare la cultura in Italia per «dare una speranza di futuro alle nuove generazioni» e per farla passare da «cultura finanziata» a cultura «di mercato», nelle mani dei privati. Per questo il ministro crede che Tremonti «abbia il dovere di ascoltarlo». E magari di essere un po' più generoso che con altri. Per realizzare il suo «grande progetto», infatti, Bondi ha bisogno di finanziamenti che gli consentato «di investire nella bellezza, di riportare l'arte nel cuore delle città e di far lavorare gli artisti». E anche se «l'attuale congiuntura economica» lascia poche speranze, il ministro dei Beni Culturali non molla perché «un Paese come l'Italia che non scommette sulla cultura e l'istruzione è un paese che non ha futuro». Insomma, con il garbo che gli è proprio, Bondi comincia a fissare qualche paletto. Ma l'impressione è che dovrà lottare e non poco per ottenere un po' di clemenza visto che all'interno della maggioranza tira un'aria diversa. Così il capogruppo dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto, ad esempio, rivendica orgoglioso la politica dei tagli alla spesa e la scelta della maggioranza di compiere «un'operazione difficilissima, che nessun governo è mai riuscito a fare e che è un modo per non aumentare le tasse». Di più. Cicchitto invita il premier, se vuole chiudere presto la partita della Finanziaria per metterla al riparo dall'azione di lobbing, ad «evitare il consueto mercato» sulla manovra. Una linea condivisa anche dall'ex capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi che, intervistato da Il Messaggero, invita ad evitare «assalti alla diligenza». Più ragionevole il ministro (senza portafoglio) per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi, convinto che «tutti dovranno fare sacrifici, ma di certo il governo non metterà le mani nelle tasche degli italiani». Ignazio La Russa, titolare della Difesa (che insieme a Istruzione, Welfare e Pubblica Amministrazione è uno dei dicasteri che sarebbero più interessati ai tagli di spesa) punta il dito contro chi fa «a gara per difendere il proprio orticello» e loda la scelta di Tremonti di «agire come l'amministratore di un grande condominio, dividendo i tagli in millesimi in proporzione assegnati a ciascun ministero». La Russa spiega però che, tra le altre cose, sta lavorando «perché sia sancita la specificità del comparto difesa e sicurezza, che ha un ruolo specifico e va distinto dal resto del pubblico impiego, visto che i nostri uomini fanno un lavoro assai più rischioso e assai meno pagato». Una operazione questa, spiega il ministro «che oggi ha costo zero». «Le tensioni tra ministri evidenziano tutti i limiti e le contraddizioni di una manovra economica che non aiuta le famiglie e non aggredisce i nodi strutturali della pesante crisi economica italiana», osserva il portavoce dell'Udc Francesco Pionati, mentre piovono critiche dal resto dell'opposizione. Per il neo-segretario del Prc Paolo Ferrero la manovra è «recessiva ed anti-popolare», mentre per il Pdci Pino Sgobio «è un massacro sociale che avviene nel silenzio più assoluto». Antonio Di Pietro, leader dell'Idv, chiede invece a Tremonti di evitare che «a rimetterci siano sempre i più deboli». E Dario Franceschini vice segretario del Pd attacca: «Il ministro Tremonti si copre le spalle disegnando scenari catastrofici per l'economia mondiale, ma proprio nelle difficoltà occorre stare dalla parte dei più deboli, sostenere i salari, gli stipendi, le pensioni più basse. È ciò che il governo dovrebbe fare, ma che si è dimenticato in questi mesi». Intanto ieri sera la Camera ha iniziato l'esame del decreto legge collegato alla Manovra (terza lettura). Oggi il governo dovrebbe porre la fiducia, domani è previsto il voto finale.

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