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«Troppe intercettazioni» Il Garante si schiera col Cav

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Così, accanto alle intercettazioni, c'è la questione della raccolta delle impronte digitali per le quali bisogna «evitare un uso discriminatorio», anche se l'attualità sul tema fa aggiungere al presidente che «è diverso naturalmente il discorso se il prelievo riguarda tutti, con regole stabilite dal Parlamento ed adeguate garanzie». E il ministro dell'Interno Roberto Maroni si dice pronto: «Con il Garante il confronto è aperto. Non abbiamo nessuna obiezione a tenere conto delle sue raccomandazioni. Ne terremo conto. Tutto sarà fatto a regola d'arte». Ma la sua relazione affronta anche altri aspetti della «vasta attività» del Garante, ovvero il tema della semplificazione - arriverà un lucchetto chiuso e aperto come simbolo grafico della protezione dei dati -, della trasparenza («che non significa diffusione indiscriminata»), della scarsa organizzazione dei dati in ambito giudiziario e di un maggiore rispetto dei media che devono evitare i processi in tv, ribadendo così le parole già dette martedì, nella sua relazione, dal Garante Tlc, Corrado Calabrò. Così come la questione dei pericoli che i giovani «nativi di Internet» possono incontrare inconsapevolmente in Rete, su Youtube, Myspace, Facebook e Asmallword. Ma il nodo è certo quello delle intercettazioni. «Troppo frequentemente in questi anni le informazioni raccolte durante le indagini sono state oggetto di pubblicazione e di diffusione al di fuori dei processi. Fenomeno che - spiega Pizzetti - ha costituito e costituisce indubbiamente una anomalia tutta italiana». Un fenomeno che avviene in «un Paese che vuole tutto sapere e tutto conoscere, ma nel quale è purtroppo tuttora irrisolto il cortocircuito tra le ragioni della giustizia, dell'informazione e della tutela della riservatezza». Per Pizzetti «servono regole precise sui tempi di conservazione dei dati e sulle modalità con le quali devono essere conservati e distrutti». Parole condivise dal presidente della Camera: «In Europa il nostro paese è quello dove il ricorso alle intercettazioni ha numeri così elevati da assumere carattere di anormalità», dice Fini. «I sistemi di intercettazione telefonica e di immagazzinamento presso i fornitori di servizi delle informazioni relative al traffico sulla Rete aprono complesse questioni che governo e Parlamento sono chiamati a risolvere». Per Lanfranco Tenaglia, ministro della Giustizia del governo ombra del Pd, «il problema non è limitare l'utilizzo di un importante strumento di indagine quanto quello di tutelare la privacy dei cittadini». «Ha ragione il Garante della Privacy Pizzetti quando lamenta un vero e proprio corto circuito tra giustizia, informazione e diritto alla privacy», dicono presidente e segretario generale Fnsi Roberto Natale e Franco Siddi.

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